Un direttore generale, dopo il cambio di proprietà della società presso cui lavorava, ha chiesto giudizialmente la reintegrazione nelle mansioni, ritenendosi 'svuotato' della propria funzione. Lo stesso, nel giudizio d'urgenza, però, è stato licenziato perché aveva installato una microtelecamera, una centralina d'allarme ed un videoregistratore nel suo ufficio.
Il Tribunale di Milano sezione Lavoro, con sentenza del 16 marzo 2001, ha ritenuto che il licenziamento fosse chiaramente strumentale e finalizzato all'espulsione di un direttore non ritenuto più utile dalla nuova direzione. Le motivazioni del provvedimento sono state ritenute, sostanzialmente, insussistenti: la microtelecamera non aveva, infatti, audio, era nota ai vertici dell'azienda, era utilizzata ai fini di tutela e non di controllo (la società aveva subìto alcuni ammanchi) ed il suo raggio visivo comprendeva le due porte d'ingresso, la scrivania e l'armadio contenente la cassaforte.
Secondo il giudice di merito, l'emarginazione dal preminente ruolo investito comporta un'immediata perdita di credibilità e di potere nei riguardi dell'intero personale ed è idoneo, pertanto, a cagionare un danno in termini professionali, psicologici e di salute. In ordine ad una sua quantificazione, va detto che in assenza di parametri certi si deve ricorrere al principio di equità, previsto all'art. 1226 del codice civile.