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17/1/2003

BREVI CONSIDERAZIONI SUL FUTURO PORTO DI RODI GARGANICO
Riflessioni di un lettore di Capitanata.it
In Italia la portualità turistica sta conoscendo un inedito periodo di sviluppo. Da alcuni anni a questa parte, stiamo assistendo ad una forte spinta imprenditoriale orientata verso nuovi approdi. Sta avvenendo anche una diversificazione di scali marittimi che, a seconda dei luoghi dove sono realizzati, assumono forme e funzioni diverse.
E' ormai finita l'epoca dei megaporti: i nuovi 'marina' non sono opere importanti che procurerebbero inguaribili ferite al territorio (nel precedente progetto del megaporto di Rodi era prevista la distruzione della scogliera), ma strutture in grado di ospitare 400/500 imbarcazioni ed offrire i principali servizi necessari ai diportisti.
Nel nostro caso, la struttura potrebbe essere prospettata come opera integrata alla comunità. Intendo una sorta di piazza, protesa verso il mare, che si integra perfettamente alla struttura urbanistica del paese. Insomma, non un corpo separato, specie di garage nautico, ma una struttura che crei un ponte fra il mare e l'entroterra. Non bisogna dimenticare il passato del nostro piccolo paese rodiano, proteso verso il traffico marittimo con l'Adriatico ed il Mediterraneo. Il nostro è stato un popolo di marinai-contadini che, per vendere il proprio prodotto affrontava, non senza pericoli, il mare aperto. Tanti ex voto del santuario della Madonna della Libera lo testimoniano.


L'attuale porto di Rodi Garganico

Eppure un porto, forse il famoso 'Portus Garnae' menzionato da Plinio, Rodi lo ha avuto da sempre sino alla metà del '700, epoca in cui, probabilmente, venne completamente distrutto da una violenta mareggiata. Le sue rovine ancora oggi sono visibili, affacciandosi e guardando il mare, stando sotto la Torre detta 'Lo Spuntone'. Si vedono qui due grandi scogli e da questi parte una scogliera sommersa che si dirige prima verso Nord e poi devia di 90° verso est. Naturalmente, la costa non era la stessa ed il mare arrivava sin sotto le mura della città ove oggi ci sono degli alberghi e la caserma della Guardia di Finanza.
Della ricostruzione del porto si cominciò a parlare, come risulta da documenti storici, subito dopo la caduta dei Borboni e l'unificazione d'Italia. All'epoca, Rodi faceva parte del Dipartimento marittimo di Ancona, aveva un importante traffico di merci quali agrumi, sansa, olio, carrube, cotone vegetale, noci, mandorle, alloro, fiori d'arancio, bucce d'arancio, legname. Utilizzava una flotta di barche (trabaccoli e bragozzi ), studiate appositamente per le nostre coste sabbiose, prive interamente di porti. Queste barche venivano ormeggiate sui bassi fondali a pochi metri dal bagnasciuga. In caso di tempo cattivo venivano fatte indietreggiare sino a che poggiavano con la chiglia sul fondale sabbioso. Di notte era il mozzo, il ragazzino che dormiva a bordo del trabaccolo che, in caso di pericolo o di necessità, chiamava il capitano.
La Dalmazia (oggi Croazia), dove i Rodiani erano di casa, ha recepito l'importanza del porto turistico; in breve tempo è riuscita a mettere a disposizione dei diportisti ben 290 porticcioli e 42 moderne marine associate fra loro. La Dalmazia è proprio di fronte a noi, a poche miglia di distanza, e molte barche di varia nazionalità durante l'estate preferiscono salpare verso quei lidi dove possono contare su ormeggi sicuri e ben attrezzati. Rodi è il paese più vicino alle Isole tremiti, uniche isole italiane dell'Adriatico; sarebbe certamente un'ottima base di partenza e di sosta per le barche in transito.
Per il porto di Rodi, partirei da uno schizzo, un 'sogno sulla carta' mantenendo la stessa indicazione del vecchio porto greco-romano. Naturalmente, il posizionamento ed il progetto delle opere in mare ed a terra saranno studiati da tecnici competenti, che terranno conto dei problemi dovuti alle correnti ed ai banchi di sabbia in continuo movimento.
Noi Rodiani contiamo molto sulla sensibilità della nuova amministrazione: chiediamo che si muova immediatamente e senza indugi. Le leggi in questi anni sono cambiate. Sino al 1997, per realizzare un porto turistico, era necessario chiedere almeno cinque pareri ed autorizzazioni ad Enti e soggetti pubblici diversi. Le 'attese' duravano anni e bloccavano ogni velleità imprenditoriale. Ora si adotta lo strumento della 'Conferenza dei servizi': tutti i soggetti interessati al progetto, che devono dare i 'pareri ', sono seduti allo stesso tavolo ed esprimono subito un parere vincolante. Una procedura che ha drasticamente ridotto i tempi ed i costi. Non a caso in Italia dal 1997 ad oggi sono 37 i porti turistici costruiti o in fase di costruzione e ben 50 quelli in corso di approvazione. Noi siamo sicuri di essere il cinquantunesimo!
'Barca ferma, non fa nolo', 'barca ferma è mezza morta' recitano due proverbi marinari. Ma il mare non divide i popoli. Li unisce. Porta lavoro e ricchezza. Ed 'un porto - affermava Umberto Saba - è una porta aperta ai sogni'. Apriamola, questa porta!

Giulio Giovannelli - esperto velico Lega Navale Italiana

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