'Gentile Redazione, leggo sempre il vostro giornale e vi faccio i complimenti. Vi domando se fosse possibile la pubblicazione di questa mia poesia dedicata a Marco Pantani. Ve ne sarei molto grato in quanto era il mio sportivo preferito. Ho scritto due libri di altro genere ma sono molto sensibile a questi avvenimenti. Grazie'.
GLI OCCHI DI PANTANI
Dicono, affermano, sentenziano
che eri sensibile, fragile e generoso.
Accusano, giudicano e diagnosticano
che eri introverso, depresso e assente.
Ma le tue valli erano gloriose
quando scendevi giù in picchiata.
Ma le tue scalate epiche imprese, stoiche; leone.
Forse ora cavalchi e pedali ancora quel sogno
nei circuiti del paradiso.
Forse non sei più primo, ma uno dei tanti
e sei felice.
Caro pirata senza navi e senza una compagna.
Cara la tua vita errante,
tra stradine in salita nel verde,
di curve affianco a profonde gole
e profumi di alte montagne.
Gli altri, sì gli altri, tutti dietro
ma il tuo traguardo è stata la morte.
E ora si chiedono, tutti si chiedono:
'chi era Marco?'.
Marco morto solo,
in una stanza da solo,
in una vita da solo,
in una corsa, vittoria, sconfitta, caduta e risalita da solo,
in un conforto di tanti amici e parenti da solo.
Forse nessuno ha la risposta,
ma per quanto ora non ci sei più
e i ricordi si moltiplicano e differenziano.
Io penso che
avevi occhi fissi, meravigliosi, buoni, tristi
e soli.
Michele Mazza - michele594@interfree.it