Dalla sua introduzione in Italia, avvenuta nei primi anni '90 tramite il commercio di copertoni usati provenienti dagli USA, la Zanzara 'Tigre' (Aedes albopictus), di origine asiatica, si è rapidamente diffusa nel nostro paese, in particolare nel settentrione e in alcune regioni centrali.
La zanzara tigre è facilmente riconoscibile per la sua colorazione nera, con una caratteristica banda bianca longitudinale che attraversa la faccia dorsale del torace, mentre sia il corpo che le zampe presentano evidenti bande bianche. Il colore delle larve varia dal marrone chiaro/grigiastro al nero.
È più piccola delle zanzare comuni (5-10 mm), è molto aggressiva e punge di giorno, preferibilmente gambe e caviglie, provocando bolle e gonfiori pruriginosi, spesso dolorosi.
Depone le uova anche in modeste raccolte d'acqua come copertoni abbandonati, scatole di latta, vasi e sottovasi, bacinelle, tombini e qualsiasi altro recipiente contenente acqua stagnante. Ad esempio il tombino interno ad un cortile, può divenire una continua sorgente di zanzare.
La durata del ciclo varia da 10 a 20 giorni. Le uova deposte dell'ultima generazione stagionale sono in grado di superare l'inverno.
La zanzara tigre si sposta generalmente di pochi metri dal focolaio (entro un raggio di 100 metri), ma con vento favorevole può raggiungere notevoli distanze.
Nel 1994 è stato varato un programma speciale, coordinato dall'Istituto Superiore di Sanità, i cui obiettivi principali sono quelli di impedire che la presenza della zanzara tigre dia origine a emergenze sanitarie e di contenere la sua diffusione in Italia.
La sensibilizzazione della cittadinanza è di fondamentale importanza nell'attuazione di un'efficace lotta preventiva alle zanzare, che deve partire dall'ambito della propria abitazione o proprietà, evitando di incentivare lo sviluppo di microfocolai.
DOVE SI RIPRODUCE
- piccoli invasi temporanei d'acqua
- bottiglie e barattoli aperti
- vasi e sottovasi, fusti, secchi, carriole
- abbeveratoi per animali
- pieghe e avvallamenti di teli di nylon e simili
- grondaie vecchie e ostruite
- contenitori per raccolta temporanea dell'acqua nei giardini o comunque abbandonati
- chiusini e tombini stradali o privati con permanenza lunga di acqua sul fondo
- copertoni abbandonati
- vasche e fontane prive di pesci larvivori (basta introdurre i comuni pesci rossi)
- qualsiasi altro recipiente contenente acqua stagnante
MISURE PREVENTIVE
- evitare la formazione di piccole raccolte d'acqua stagnante in contenitori tipo barattoli, bacinelle, ecc.
- svuotare sul terreno e non nei tombini, ogni 5-6 giorni, l'acqua contenuta nei sottovasi, innaffiatoi, piccoli abbeveratoi, ecc.
- coprire con zanzariere o con teli di plastica, avendo cura di non creare avvallamenti, eventuali contenitori d'acqua inamovibili, come vasche, bidoni, fusti, ecc.
- trattare con adeguati prodotti l'acqua stagnante dei tombini situati all'interno delle proprietà private
- collocare dei pesci rossi nelle vasche o fontane dei giardini
- immettere nei sottovasi fili di rame per tutta la circonferenza (in media 20 grammi)
- concordare con i vicini programmi ed interventi comuni di prevenzione
- diffondere ai vicini e conoscenti queste semplici norme.
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