Per chi non conoscesse Rob Zombie, lui è un tizio macabro, sicuramente più conosciuto dal popolo alternativo che ascolta un rock poco commerciale, una rockstar con un particolare gusto per il dark e il gore, e da oggi, anche regista. Per il suo esordio dietro la cinepresa, Zombie non poteva fare altro che occuparsi del genere che più gli sta vicino, ovvero l'horror.
La storia è tra le più classiche di questa categoria: un gruppo di amici ha un guasto alla gomma e quindi sono costretti a rifugiarsi in una casa sconosciuta in mezzo al bosco. Chiaramente gli abitanti della casa si riveleranno dei pazzi assassini che li massacrerà uno ad uno.
Zombie non si è preoccupato di trovare una storia originale, 'La casa dei mille corpi' è una copia identica del più celebre 'Non aprite quella porta', con tanto di sosia di Scarface 'Faccia da cuoio'. Zombie punta invece al più puro splatter e gore, una gioia per gli occhi dei tanti teenager di oggi appassionati del genere; il tutto è reso con un tocco kitch macabro, numerosi riferimenti alla stregoneria, al satanismo e al cannibalismo. Al contrario di quanto si potesse pensare, la rockstar non sfigura dietro la cinepresa; nonostante la storia sia un deja vù, Zombie adotta tecniche registiche non scarse per un novellino: l'uso incrociato di pellicola 'lucida' e 'sporca' rende veramente inquietanti certe scene, soprattutto quelle girate in stile documentario.
La colonna sonora dona quel ritmo che rende l'atmosfera ancora più 'brividosa', un rock & roll che passa dall'industrial fino al più elettronico.
Un'opera d'esordio interessante, ma purtroppo la forza negativa dei troppi clichè (il film in sè è un grande clichè) ha la meglio. L'originalità sarebbe un vero dono in questo caso.
Pierre Hombrebueno è web critico di www.cinemaplus.it e Presidente dell'Italian Online Movie Awards