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22/7/2004

FORMAZIONE PROFESSIONALE: IL PRESIDENTE FITTO REPLICA IN AULA
Mozione presentata dall'opposizione a gennaio
17 cartelle dattiloscritte e 45 minuti di intervento.
Raffaele Fitto così ha risposto in aula consiliare alla mozione sulla formazione professionale presentata, sin da gennaio di quest'anno, dalle opposizioni di centrosinistra.
Un intervento 'non di replica - come ha tenuto a precisare il presidente Fitto - bensì un intervento di chiarimento su alcune inesattezze in materia di riforma del settore'.
Soprattutto due le questioni da chiarire e che vanno risolte con la massima urgenza. La prima è relativa alle 'procedure di infrazione per presunta violazione della regolamentazione agli aiuti che inizialmente fu intrapresa, da parte dell'Unione Europea, solo nei confronti della regione Piemonte ma successivamente fu estesa a tutte le regioni italiane'. Le procedure di infrazione hanno interrotto il processo di valutazione dei progetti di ristrutturazione presentati dagli Enti (24 di cui ammessi a valutazione 21) e la conseguente erogazione delle relative risorse finanziarie. 'Ci sono - ha detto il Presidente - 15 milioni di euro già messi da parte in bilancio per essere utilizzati in questo contesto. E' necessario però studiare una risposta in termini legislativi. La seconda questione da affrontare immediatamente è 'la completa attuazione del trasferimento delle competenze alle Province così come definito dalla legge di riforma del settore'. Trasferimenti che devono comportare anche la individuazione di un 'principio di responsabilità' da parte delle province. Un percorso che presenta alcuni elementi di criticità perché ci sono differenti realtà. Alcune province utilizzano risorse con maggiore difficoltà, altre con maggiore ritardo. Da qui la necessità di omogeneizzare tutto i processi di delega alle Province e anche qui la necessità di avere un riferimento legislativo che vada a tutelare la Regione per quelle risorse non spese dalle stesse province. In altri termini la regione deve cautelarsi dalla impossibilità di rendicontare le spese ed avere la possibilità dell'accertamento della responsabilità'.
Su questi due temi Fitto intende dare subito una riposta legislative e amministrativa e per questo incontrerà venerdì prossimo sia le organizzazioni sindacali e di categoria sia le amministrazioni provinciali.
Altra questione affrontata dall'intervento del presidente Fitto è quella relativa all'accreditamento delle sedi formative. Il regolamento fu approvato in Giunta il 4 novembre del 2003 per poi essere revocato in data 15 marzo di quest'anno e riapprovato subito dopo 'recependo con l'occasione alcune osservazioni da parte sindacale ed integrandolo a seguito di chiarimenti nel frattempo intervenuti con il ministero del Lavoro. 432 gli organismi che hanno fatto richiesta di accreditamento delle proprie sedi formative. 238 enti di formazione, 148 istituti scolastici, 34 dipartimenti universitari e 12 enti pubblici. Una normativa quindi che di fatto ha già avuto l'effetto di ridurre il numero degli enti attuatori. Ora il comitato di valutazione sta procedendo all'esame di tutte le richieste pervenute e concluderà il proprio lavoro entro la fine della prossima settimana. Plauso anche dal Presidente al sistema scelto di avvisi pubblici per l'affidamento delle attività formative. Un sistema di avvisi pubblici adottato che ha funzionato magnificamente se è vero che l'audit comunitario tenutosi a Bari a dicembre scorso, ha definito il sistema di accesso alle risorse finanziarie del FSE adottato dalla regione Puglia positivo e trasparente e tale da essere portato quale buona prassi per le altre regioni'. Un sistema che funziona anche guardando i dati relativi ai ricorsi amministrativi presentati. Sui 4638 progetti valutati solo 22 i ricorsi presentati, cioè lo 0,47 per cento. 'Tra l'altro nessun ricorso - ha aggiunto Fitto - è arrivato in sede di Tribunale amministrativo'.
Insomma la formazione in Puglia, secondo il Presidente, ha cambiato volto mentre ci si sta avviando sempre di più verso un 'sistema all'interno del quale le diverse fasi del processo formativo (programmazione, gestione, controllo, monitoraggio e valutazione) assumono una circolarità ricorrente. Un cammino fin qui percorso - ha concluso Fitto - che non è stato certamente semplice né di facile attuazione e che ha fatto fare alla regione Puglia enormi passi in avanti anche se siamo consapevoli che ancora altri ne deve fare'.
Si è concluso senza voto il dibattito in Consiglio regionale sulla mozione del centrosinistra in materia di formazione professionale. È stato il portavoce della Margherita, Pietro Pepe ad annunciare la decisione dei gruppi d'opposizione di non sottoporre il documento a votazione finale. 'Siamo soddisfatti per aver messo a nudo il quadro del comparto - ha detto - e se resta l'insoddisfazione per dichiarazioni e intenzioni tutte da verificare, consideriamo un grande risultato aver ottenuto l'impegno pubblico del presidente alla riforma'.
Nella replica agli interventi sulla relazione, il presidente Fitto ha infatti annunciato che le proposte d'intervento per la formazione saranno portate in Consiglio dopo l'incontro con le amministrazioni provinciali e i sindacati fissato a breve.
Ad una generale 'insoddisfazione' sono stati improntati gli interventi di Michele Losappio (Rifondazione Comunista) e Michele Ventricelli (Ds). Il capogruppo del Prc ha contestato la difesa 'peregrina e puntuale del lavoro degli uffici, senza alcun esercizio critico da parte del presidente'. Per Ventricelli, 'una relazione di carattere burocratico, piena di riferimenti formali, non ha risposto alle domande della mozione: il processo di delega non è stato avviato, per diffidenza nei confronti delle province. Va rispettato se non altro il desiderio di dedicare maggiore attenzione al settore.
Tina Fiorentino (Margherita) ha chiesto se l'iniziativa legislativa in preparazione contemplerà l'esercizio di poteri sostitutivi rispetto agli atti delle province. Nicola Tagliente (Fi) ha difeso la relazione Fitto: 'né assolutoria né trionfalistica, ha ripetuto quanto sostenuto dal centrodestra nella scorsa seduta. Fitto ha ripercorso le ragioni per le quali la legge di riforma non ha trovato completa attuazione'.
Osservazione contestata da Sandro Frisullo. Intervenendo dopo Vittorio Potì (Socialisti Autonomisti, disponibile ad impegnarsi nel 'dialogo' con le amministrazioni provinciali), il capogruppo Ds ha ribadito l'attualità della mozione. 'Se è vero che risale a gennaio - ha notato - il ritardo nella discussione non è da ascrivere a noi e le ragioni di fondo restano valide'. Tuttavia, sempre secondo Frisullo, 'lo spirito dell'iniziativa è largamente inevaso dalla relazione. Abbiamo segnalato aspetti chiari e precisi sulla 'non applicazione' delle leggi e come opposizione ci attendevamo ben altro'.
In una vivace replica 'a braccio', Fitto ha confermato che 'la delega alla formazione professionale resterà in capo al presidente della Giunta, non c'è interim e non ci sarà assegnazione ad un assessore'. Parlare di relazione 'burocratica' è 'ingeneroso e non corrisponde alla realtà, siamo impegnati - ha dichiarato - nel miglioramento complessivo del comparto e l'attuazione della legge dovrà procedere con la gradualità necessaria, per accompagnare gli enti alla riqualificazione ed evitare uno scossone nel settore. A fronte di due grandi questioni non ho ascoltato contestazioni o proposte alternative sul merito di questioni alle quali la relazione risponde puntualmente'. Si tratta del confronto con le province e delle norme statali e regionali sulla ristrutturazione degli enti, oggetto di una procedura di infrazione contestata dall'Unione Europea. Sul contenzioso con Bruxelles Fitto ha ricordato che il problema è generale e non consente iniziative indipendenti, 'tutte le Regioni sono ferme e un gruppo di lavoro sta preparando risposte puntuali.
Rispetto alle province non c'è conflittualità non è problema di una o dell'altra o del colore politico, occorre individuare un percorso che tenga conto di elementi uniformi, indicati dall'Unione Europea. Va trovato inoltre un meccanismo di tutela della Regione: degli errori dovrebbero rispondere in proprio le amministrazioni responsabili, non più chi è riconosciuto come 'unico interlocutore di Bruxelles'
'.

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