Undici anni di lacrime e di passione per la Puglia, ma oggi per la maggioranza di centrodestra comincia una nuova fase di sviluppo economico. Da un disavanzo infatti di 621 milioni di euro registrato nel 1992 si è passati ad un avanzo complessivo di amministrazione di 1.111.72 milioni di euro alla chiusura dell'esercizio 2003. Questo forse il passaggio più importante della relazione che accompagna il disegno di legge che il consiglio regionale ha approvato a maggioranza 'Rendiconto generale della regione Puglia per l'esercizio finanziario del 2003'.
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Un rendiconto che si inserisce - ha detto l'assessore al bilancio Rocco Palese -
in una fase di vera e propria svolta riformatrice nella vita finanziaria e gestionale della regione Puglia. Un documento che fa il punto sui risultati di gestione del passato e che in qualche modo ha reso possibile la presentazione del disegno di legge di assestamento e di prima variazione al bilancio di previsione del 2004'.
La seduta ha visto la discussione generale sulla manovra finanziaria e una unanimità di posizioni delle forze di centrosinistra che si sono ritrovate tutte nella perplessità di fronte a cifre considerevolmente alte da destinare agli investimenti e che fino ad ora invece non sono mai state prese in considerazione. 350 milioni di euro, secondo quanto individuato dall'art 3 della legge di assestamento e di variazione al bilancio, serviranno per finanziare i programmi di settore e quelli intersettoriali regionali. Per il finanziamento è stato istituito un Fondo che dovrà gestire le risorse. '
Siamo di fronte ad un artifizio elettorale, ad una finanza creativa - dice il capogruppo della Margherita Pietro Pepe -
non si può approfittare dell'assestamento per fare la propria campagna elettorale. Questo è un nuovo bilancio non un assestamento. Siamo di fronte ad una mistificazione. Come mai dopo 4 anni di rigore assoluto, ci troviamo queste cifre, perché non spenderle prima?'. Anche il capogruppo dei Ds Sandro Frisullo si chiede come mai tutto questo non sia stato fatto prima. '
Siamo di fronte ad una operazione ingannevole e propagandistica. Come mai solo ora, e dopo sei mesi dall'approvazione del bilancio, si viene a scoprire della esistenza dell'avanzo di amministrazione? E' solo un colpo ad effetto'.
Per Michele Losappio, capogruppo di Rifondazione, '
siamo di fronte ad una operazione smaccatamente elettoralistica e puramente di propaganda' mentre Vittorio Potì (socialisti autonomisti) parla di soldi rinvenienti '
da una incapacità di spesa della Giunta' e si chiede fino a che punto '
le risorse potranno essere legate al Piano di Sviluppo regionale e non distribuite a pioggia'. Ed è proprio su questo uno dei 60 emendamenti presentati. Firmato da tutte le opposizioni è relativo all'art 3 e si chiede che la competenza sia del consiglio regionale e che il finanziamento sia legato al piano di sviluppo regionale.
Immediata la difesa della maggioranza di centrodestra. Lucio Tarquinio (Forza Italia) assicura che '
i 350 milioni di euro saranno utilizzati al meglio per lo sviluppo della regione' e rinnova la piena fiducia all'operato della Giunta mentre Oronzo Orlando (An) dice che '
le opposizioni hanno travisato la verità e che il comportamento dell'assessore Palese è stato corretto e coraggioso, consentendo così alla Puglia di migliorare la qualità'.
L'assessore al Bilancio Rocco Palese difende in pieno il suo operato e rivolgendosi al centrosinistra ricorda di quante volte proprio da loro sia arrivata la sollecitazione ad utilizzare l'avanzo di gestione di amministrazione. E poi '
la Puglia - dice Palese -
sta ancora pagando il dissesto finanziario del 1993. 500 miliardi di vecchie lire ogni anno e fino al 2016. La Puglia è l'unica regione ad aver applicato e rispettato in pieno il patto di stabilità interna e di crescita in maniera trasparente. La crescita sugli investimenti è potuta avvenire solamente dopo aver raggiunto il pareggio in tutti i settori, compreso quelle della sanità'.
Tra l'altro la Puglia - ricorda Palese - entro il 31 dicembre 2004 e grazie al decreto tagliaspese del governo di 600 miliardi di euro, risparmierà tra i 6 e i 7 milioni di euro. Stop quindi alle spese discrezionali, e cioè consulenze, beni e servizi, manutenzione, missioni e spese generali.