Il presidente della commissione bilancio del Consiglio regionale, Roberto Tundo (AN), condivide la sfida per l'agricoltura di qualità lanciata dal ministro Alemanno. 'Nel mese di dicembre dello scorso anno - ricorda in una dichiarazione - la Regione Puglia aveva varato una legge che metteva al bando le 'coltivazioni di Frankestein'. La legge regionale contenente 'norme in materia di coltivazione, allevamento e commercializzazione di organismi geneticamente modificati (ogm)' vietava sull'intero territorio regionale, la coltivazione di piante e l'allevamento di animali geneticamente modificati e vietava, inoltre, ogni altro tipo di ogm anche ai fini sperimentali'. Unica eccezione, i terreni in uso agli enti o agli organismi pubblici di ricerca scientifica'.
'Oltre a contenere norme in materia di etichettatura dei prodotti per l'alimentazione umana - spiega Tundo - la legge regionale vietava nelle attività di ristorazione collettiva scolastica e prescolastica, degli ospedali, dei luoghi di cura della Regione Puglia, degli uffici pubblici appartenenti alla Regione, alla Provincia, ai Comuni e ai soggetti privati convenzionati la somministrazione di prodotti ottenuti da ogm e prevedeva nelle diete giornaliere l'utilizzazione dei prodotti biologici e tradizionali nonché quelli a denominazione protetta e a indicazione geografica tipica dando valore preminente alle tipicità della Regione Puglia'.
'Come è noto - sostiene ancora il presidente della prima commissione permanente - il Consiglio dei Ministri ha impugnato la legge della Regione Puglia (contro il provvedimento votò il ministro delle politiche agricole, Gianni Alemanno) e quindi pende un ricorso presso la Corte Costituzionale che di fatto ha bloccato ogni effetto. Insieme alla Puglia, nel frattempo, ben dodici regioni hanno bandito sul proprio territorio le coltivazioni transgeniche'.
'Nei giorni scorsi - aggiunge Tundo - il Consiglio dei Ministri ha accantonato un decreto presentato dal ministro Gianni Alemanno che introduceva regole a garanzia dei prodotti tradizionali e biologici. Il decreto, osteggiato dal premier Silvio Berlusconi e da vasti settori di Forza Italia e della Lega introduceva limiti alla libertà indiscriminata di coltivare ogm'.
'Siamo d'accordo con il ministro Alemanno! La nostra è un'agricoltura di qualità non di quantità. Ci sono in ballo interessi fortissimi; le multinazionali che hanno investito in brevetti ogm spingono perché i loro prodotti arrivino anche dove non ce n'è alcun bisogno, come in Italia. Occorre difendere le nostre coltivazioni tradizionali e, in particolare, difendere il diritto dei consumatori e dei produttori a scegliere. Una scelta che sarebbe impedita se si provocasse una contaminazione diffusa tale da far scomparire progressivamente le coltivazioni ogm-free'.
'Diciamocela tutta, fino in fondo - conclude Tundo - servono, forse, ai produttori di pasta pugliese quantità di grano duro ogm? I produttori di patate del Salento troverebbero maggiore mercato utilizzando sementi ogm? Se le nuove tecnologie possono essere utili (?) per combattere la fame nel mondo, o per l'agricoltura praticata su larga scala, certamente non aggiungono benefici all'agricoltura italiana ed in particolare a quella pugliese che punta sulla qualità e sulla biodiversità.
Per queste brevi considerazioni, appoggiamo caldamente il coraggio e la sfida lanciata dal ministro Gianni Alemanno'.