C’è un modo quasi infallibile per conquistare critica e pubblico: mettere al centro dell’attenzione un personaggio afflitto da handicap. Abbiamo il Dustin Hoffman di Rainman, il Geoffrey Rush di Shine, il Leonardo Di Caprio di Buon compleanno Mr.Grape; Amelio sceglie invece di far interpretare il personaggio in modo neo-realistico da Andrea Rossi, un ragazzo veramente con problematiche down.
Non mettiamo in dubbio le buone intenzioni del regista, che sono sicuramente nobili, infatti Le chiavi di casa ci dà una lezione ben precisa, ovvero il non fermarsi alle apparenze. Nel film non è affatto il figlio handicappato Andrea Rossi ad imparare dal padre Kim Rossi Stuart, bensì il contrario. Attraverso un viaggio all’estero Stuart subisce una vera e propria formazione spirituale, dato dalla dolorosa ma nel contempo stesso felice convivenza col figlio.
Le intenzioni di Amelio sono quindi più che da lodare, il problema de Le chiavi di casa, ahimè, sono invece i luoghi comuni del genere, da cui purtroppo non è riuscito ad evadere. Inevitabile innanzitutto la spettacolarizzazione del dolore; troppo facile forse commuovere le persone attraverso una persona down, soprattutto se questo è un bambino, e ancora di più se non è un attore professionista, ma proprio afflitta da una reale malattia.
Il personaggio di Rossi è sempre simpaticissimo, carino, gentile, affettuoso... non vogliamo assolutamente dire che non sia così, ma che poi qualche critico nazionalista non venga a dirci che il film è realista.
Nessuno è contrario ai film buonisti, ma 'usare' una problematica drammatica come i disturbi fisici/psicologici risulta essere solo una trovata furba per assicurarsi il successo tra gli spettatori. Significativa la donna interpretata da Charlotte Rampling, anch’essa stereotipata al massimo, la donna che ormai ha imparato a convivere col dolore, e che quindi in qualche modo guida Stuart in questo viaggio difficile.
Da Le chiavi di casa di possono trarre i buoni sentimenti ed insegnamenti, ma il film si rivela solo un grande cliché del genere, senza più né meno. E il fatto che il dramma di chi soffre possa essere sfruttato per fare dello spettacolo, diventa la nostra più grande paura.
REGIA: Gianni Amelio
CAST: Kim Rossi Stuart, Andrea Rossi, Charlotte Rampling