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2/12/2004

CINEMA: ‘LA CASA VUOTA - FERRO3’
Il capolavoro dell'ultimo Festival di Venezia
di Pierre Hombrebueno
Il nuovo film del regista koreano Kim Ku Duk arrivò all'ultimo Festival di Venezia proprio come un colpo di fulmine. Non era in programma, in effetti il direttore Marco Muller lo mise in cartellone come 'film sorpresa'. Già in patria Kim non è molto celebre, figuriamoci in Italia dove l'unico orientale che si possa definire 'famoso' è un certo Takeshi Kitano, così nessuno sapeva a cosa andava incontro vedendo questo 'film sorpresa', nonostante alcuni abbiano sentito parlare del regista per il precedente 'Primavera, Estate, Autunno, Inverno, e ancora Primavera'.
Quella sera è stata la più magica dell'ultimo Festival di Venezia, si è instaurato un magico rapporto tra il film ed il pubblico, la sala era circondata da un'aura di magnetismo inarrestabile che incollava cuore e mente degli spettatori con le immagini filmiche. Quella sera, il pubblico veneziano composto da critici e cinefili non erano in quella sala, o meglio, erano in quella sala ma solo fisicamente, spiritualmente eravamo tutti nella casa vuota.
La casa vuota del titolo è emblematica. Il protagonista Tae Suk è alla ricerca di case vuote dove passare le sue giornate, la protagonista Sun-Hwa invece, vive in una casa vuota (emotivamente vuota) e vuole fuggire.
Più che di casa vuota però, il tutto è più come solo 'vuoto', è evidente che Kim voglia focalizzare nell'indagine spirituale dei suoi 2 personaggi, entrambi con un vuoto interiore: uno vaga sempre da solo nelle strade come un vagabondo, l'altra sta con un uomo che non ama e si sente prigioniera. L'incontro tra i due colmerà il vuoto di entrambi.
E Kim non ha bisogno di intripparsi in discorsi come Woody Allen, né ha bisogno delle parole sciogli-cuori di Baz Luhrmann, anzi, non ha proprio bisogno delle parole, in quanto 'La casa vuota' è un film che parla con le immagini.
I gesti dei personaggi, la loro espressività, e i loro sguardi comunicano più di un'intera sceneggiatura basata su dialoghi, la linea diretta comunicativa va dal cuore dell'opera al cuore dello spettatore in via spirituale emotiva.
Le immagini, accompagnate dalle dolci note della colonna sonora, catturano lo spettatore dentro il film e oltre, fino al metafilmico, tra sogno e fantasia.
Tra le poche battute presenti, un 'Ti amo' struggente, pronunciato in un contesto di una dolcezza inimitabile e un'immagine fresca destinata a rimanere per sempre nella propria memoria cinematografica.

REGIA: Kim Ku Duk
CAST: Seoung-yeon Lee, Hee Jae

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