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20/7/2005

L'ABBAZIA DI KALENA DIMENTICATA DALLA SOPRINTENDENZA DI BARI
Disinteresse sul patrimonio architettonico foggiano
di Teresa Rauzino
La Soprintendenza ai beni culturali e architettonici della Puglia, Ente istituzionalmente preposto alla tutela del territorio di Peschici e che doveva 'vigilare' sull’abbazia, nonostante dal 1997 l’attenzione dell’opinione pubblica nazionale sia molto forte su Kàlena, non ha finora imposto ai proprietari le opportune misure di 'conservazione' del monumento previste dalla normativa sulla tutela dei beni culturali.
Eppure il Ministero, su sollecitazione del Comune di Peschici e delle varie associazioni del territorio, aveva invitato da tempo la Soprintendenza ai beni Ambientali e Architettonici della Puglia a muoversi in questo senso.
Il 23 aprile 2003 Gianmarco Jacobitti rispondeva con questa nota rassicurante al Ministero che lo sollecitava ad applicare la normativa della legge 490/’99 per il bene culturale Kàlena:
'Questo Ufficio, con nota n. 23673 del 23.09.’03, invitava i proprietari (i Martucci) a contattare il funzionario tecnico di zona (arch. Nunzio Tomaiuoli ndr) per concordare la data del sopralluogo e le modalità di presentazione degli atti progettuali. A seguito di sopralluogo congiunto, i proprietari si sono impegnati a predisporre atti progettuali volti alla realizzazione delle seguenti opere: a) risanamento delle creste murarie della chiesa e del recinto del complesso e successiva protezione con massetto in cocciopesto di colore grigio; b) consolidamento e restauro della copertura lignea della campata absidale; e) impermeabilizzazione degli estradossi delle navate laterali; d) ricomposizione e bloccaggio degli elementi lapidei dell'ambito sommatale della vela campanaria e posa in opera di massetto protettivo in cocciopesto di colore grigio; e) rifacimento dei canali di gronda e dei discendenti pluviali (in rame) sul prospetto laterale (lato cortile) della chiesa e dell'edificio adibito ad abitazione dei proprietari; t) interventi di stilatura dei giunti dei conci lapidei lungo le sconnessioni della tessitura muraria; g) bonifica dei vani della primitiva chiesa. Al riguardo, si fa presente che i menzionati proprietari sono prossimi a trasmettere a questo Ufficio il progetto delle misure conservative del bene. Qualora i suddetti Proprietari disattenderanno agli impegni assunti questo Ufficio procederà immediatamente ai sensi degli articoli 37 e 38 del citato decreto legislativo N° 490/’99'.
Nella stessa nota Jacobitti quantificava il preventivo di spesa dell’intervento da realizzarsi a Kàlena: il costo del restauro dell’intero complesso poteva attestarsi presumibilmente intorno ad un milione e mezzo di euro; riguardo poi alla sua funzionalità, il costo (non inferiore a settecentocinquantamila euro) poteva variare a seconda della tipologia funzionale che si intendeva conferirgli (museo, struttura di accoglienza, ecc.).
Il 19 maggio 2003 giungeva al Soprintendente di Bari la seguente risposta del Ministero per i beni e le Attività culturali Direzione Generale per i beni Architettonici ed il Paesaggio, Serv. III, Prot. N. 17790:
'E' pervenuta a questa D.G. la nota prot. 7384 del 23 aprile 2003 con la quale la S.V., secondo quanto richiesto, riferisce nel merito dell'effettivo interesse e stato di conservazione dell'immobile nonché sugli interventi di restauro, e relativi costi, necessari a restituire funzionalità al bene medesimo. Non potendo questo Ministero, allo stato attuale, sopperire direttamente alle necessità di restauro e rifunzionalizzazione dell'immobile si ritiene di poter pienamente condividere quanto concordato tra la S.V. ed i proprietari del complesso. A tale proposito si rammenta che, secondo quanto stabilito dall'art. 41 del D.Lgs 490/99 comma 1: 'Lo Stato ha facoltà di concorrere nella spesa sostenuta dal proprietario del bene culturale per l'esecuzione degli interventi di restauro per un ammontare non superiore alla metà della stessa'. Sarà dunque facoltà della S.V., valutata la qualità del restauro effettuato dal proprietario, concedere allo stesso, un contributo pari anche al 50% della spesa sostenuta'.
La nota ministeriale è firmata dal responsabile del procedimento, architetto Maria Maddalena Scoccianti e dal Direttore generale, architetto Roberto Cecchi.
Perché il soprintendente Jacobitti non ha dato alcun seguito all’invito ministeriale di portare avanti la questione del restauro di Kàlena?
In questi due anni pare che la Soprintendenza di Bari si sia completamente dimenticata di Kàlena...
Si è dimenticata della sua dichiarazione di intenti di procedere all’applicazione degli articoli 37 e 38 del citato decreto legislativo N° 490/’99.
Eppure i principi richiamati nella nota Jacobitti al Ministero sono stati riconfermati dalla recente normativa del 2004: il codice Urbani sui beni culturali e sul paesaggio mette sempre in primo piano la conservazione dell’integrità dei beni sottoposti a tutela, la loro valorizzazione ed il rispetto dell’interesse pubblico generale.
Quindi la Soprintendenza di Bari non può tirarsi fuori dal caso Kàlena: è chiamata direttamente in causa per i suoi stretti doveri istituzionali. Gli interventi di recupero ormai inderogabili per la sopravvivenza del monumento vanno imposti alla proprietà che va obbligata, come da normativa, all’esecuzione delle opere necessarie alla reintegrazione del bene culturale. In caso di inottemperanza, il Ministero provvederà direttamente, d’ufficio, notificando le spese all’obbligato.
L’articolo 95 del Codice Urbani prevede l’estrema ratio: se c’è un importante interesse a migliorare le condizioni di tutela ai fini della fruizione pubblica di monumento, esso può essere espropriato direttamente dal Ministero per causa di pubblica utilità. Lo stesso provvedimento può essere adottato dalla Regione Puglia.
Visto che la tutela è stata disattesa da anni, e che la pubblica utilità è un fatto incontrovertibile per la valorizzazione turistica non solo di Peschici ma della Puglia intera, è giunta l’ora che questa normativa venga finalmente applicata anche per Kàlena.
Nessuna demagogia populistica contro i Martucci: nel caso di esproprio per pubblica utilità, la proprietà sarà regolarmente indennizzata con il 'giusto prezzo' che l’immobile avrebbe in una libera contrattazione di compravendita all’interno dello Stato italiano.

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