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28/7/2005

PUGLIA E' ORA DI RIMBOCCARSI LE MANICHE
Ancora una procedura di infrazione per violazione delle direttive UE
E’ fresca la notizia che l’Italia e in particolar modo la Regione Puglia è nel mirino della Commissione Europea per la violazione delle direttive (Direttiva Habitat e Direttiva Uccelli) che tutelano il patrimonio, o meglio, la risorsa ambientale.
In particolar modo si fa riferimento alle violazioni condotte dal contratto d’area di Manfredonia che ha visto la quasi totale distruzione di habitat prioritari (92/43 CEE) per la vita selvatica e la quasi sicura estinzione di specie animali che proprio negli habitat steppici del Parco Nazionale del Gargano si riproducevano tanto da giustificare l’istituzione dello stesso Parco Nazionale e delle Zone di Protezione Speciale (79/409 CEE).
Quali saranno le ripercussioni sulla Puglia? Ormai il danno provocato è enorme da tutti i punti di vista, cosi come avevano preannunciato molti anni fa le associazioni ambientaliste come la LIPU; natura, paesaggio, equilibri ecologici e patrimonio culturale della Capitanata sono irrimediabilmente compromessi. Pensate solo a cosa avrebbero provato Federico II o un semplice Terrazzano passeggiando verso quelle terre su cui la loro vita si era follemente legata?
La Puglia, inoltre, vedrà a causa di queste violazioni, una sempre più difficile concessione da parte della UE di contributi finanziari con una evidente perdita di risorse economiche da finalizzare alla conservazione della natura e conseguentemente di posti di lavoro.
Come rimediare? Secondo il Centro Studi Naturalistici per compensare il disastro ambientale provocato da contratto d’area di Manfredonia e delle altre aree pugliesi, l’unica possibilità è quella di ripristinare gli ultimi lembi di territorio recentemente compromessi ma non distrutti irrimediabilmente.
Si tratta di rinaturalizzare i terreni agricoli (anticamente pascoli e praterie steppiche) della fascia pedegarganica, oggi coltivati a inutilmente col Fico d’India ed altre colture a basso rendimento, convertendoli in pascoli, praterie, colture a perdere e a rotazione etc. Queste opportune misure di compensazione, a basso costo e finanziabili grazie a diversi contributi economici, sarebbero il modo migliore per non rimetterci la faccia con la comunità europea e per innescare tutti i discorsi produttivi come il marchio di qualità, il prodotto biologico etc. , in altre parole è meglio che la vacca podolica pascoli fra i polverosi capannoni industriali o in una splendida prateria del Gargano?

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