Mercoledì 16 novembre, al termine di un assalto prolungato e sciagurato, che ha visto vendere al diavolo anche le anime più moderate e più garantiste presenti in Parlamento, sarà portato a termine lo scippo agli italiani della Carta Costituzionale; per consegnarla stravolta, lacerata e geneticamente modificata a un vanaglorioso e acciaccato Generale che, con spudorata arroganza, potrà levarla al cielo e mostrarla ai seguaci in segno di barbara vittoria.
Avverrà in diretta televisiva, come si conviene da qualche tempo ad ogni manifestazione di volgarità, dopo che per mesi al silenzio della grande stampa ha fatto eco un’elusiva informazione televisiva. E avverrà sotto l’occhio vigile di Silvio Berlusconi, che per la seconda volta cancella un viaggio istituzionale all’estero, per fare da spauracchio ai senatori della Cdl.
Dopo il Giappone, toccherà ad Israele attendere invano l’arrivo del Presidente del Consiglio italiano. Da secoli, per quella gente l’attesa messianica è un’abitudine quotidiana: ma stavolta la decisione rischia d’essere colma di cattivi presagi. Questa volta, infatti, mancare la visita in Terra Santa, in qualità di autoreferenziale unto del Signore, potrebbe rivelarsi davvero fatale.
Un governo allo sfascio, ormai minoranza nel Paese, in una sindrome diffusa da cupio dissolvi, arriva a compiere il gesto estremo e irrispettoso nei confronti del popolo italiano: barattare il bene comune Costituzione. Poco importa se quella Carta è costata sacrifici, ha mosso ideali e favorito la pace sociale. E’ il caposaldo dell’identità e dell’unità nazionale. La falce padana non può risparmiarla. Una dose massiccia di verde rancore ne farà steppa per stalle ed ovili.
Un dazio pesantissimo che il governo si appresta a pagare, dopo il patto scellerato condiviso tra tutti i compari della maggioranza. Fini, Casini, Buttiglione o Giovanardi hanno di che vergognarsi pensando a De Gasperi, Moro, Calamandrei, La Pira o Terracini, ma alla vergogna va aggiunta vergogna per aver scelto di rendere onore alle cravatte e alle pochette verdi di Calderoli, Castelli, Speroni o Borghezio e aver concesso l’avallo ai sogni di Bossi.
E’ un giorno di lutto per le istituzioni italiane, ma soprattutto per quel popolo alla cui sovranità sarà comunque affidata la decisione finale su questa triste vicenda. La gravità del momento, intanto, esige una testimonianza altrettanto forte da parte di tutti. Il Paese è in lutto. Allora, una fascia nera potrebbe essere apposta per due giorni al braccio di tutti quegli italiani sensibili alla difesa della Carta Costituzionale.
Una protesta silenziosa che nel contempo avvierebbe quel meticoloso processo di partecipazione, necessario alla preparazione di un referendum confermativo, che dovrà spazzare via tanta tracotanza e ogni velleità revisionistica della legge fondamentale della nostra Repubblica.
Restituire la Costituzione agli italiani. Questo sarà l’obiettivo dei prossimi mesi. Essa costituisce un patrimonio che non può essere disperso, così come non può essere dispersa la memoria storica che ne testimonia il valore e consente di trasmetterlo di generazione in generazione. Ne siamo tutti consapevoli e sapremo farne tesoro anche per il nostro futuro.
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