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16/12/2005

ECOSISTEMA URBANO 2005
Ecco i risultati dell'indagine annuale di Legambiente
Il rapporto Ecosistema Urbano di Legambiente (giunto alla dodicesima edizione) realizzato in collaborazione con l’Istituto di ricerche Ambiente Italia, raccoglie ogni anno, con questionari e interviste dirette nei 103 comuni capoluogo di provincia, o con l'utilizzo di altre fonti statistiche, raccoglie 125 parametri ambientali sintetizzati in 26 diversi indicatori di qualità ambientale riferibili a tre macro-classi: indicatori di pressione che misurano il carico generato sull’ambiente dalle attività umane (consumi di acqua potabile, di carburante, di elettricità, produzione di rifiuti solidi urbani, tasso di motorizzazione), indicatori di stato che misurano la qualità dell’ambiente fisico (smog, inquinamento idrico), indicatori di risposta che rendono una misura della qualità delle politiche messe in campo dall’amministrazione pubblica o dalla città più in generale (abusivismo edilizio, perdite della rete idrica, depurazione, raccolta differenziata, trasporto pubblico, isole pedonali e zone a traffico limitato, piste ciclabili, aree verdi, gestione ambientale nelle imprese e nella pubblica amministrazione, sviluppo di politiche energetiche tese alla crescita delle rinnovabili, monitoraggi e rilevamenti della qualità ambientale).
L’indagine ci parla, quest’anno, di un peggioramento delle condizioni ambientali al sud, ma anche di uno scivolone delle grandi città dovuto principalmente alle pessime prestazioni nel settore della mobilità. Se le precedenti edizioni del rapporto avevano evidenziato l'impossibilità di avere una città veramente sostenibile, anche se si intravvedevano dei miglioramenti, anche se lenti, oggi la situazione è radicalmente diversa. I comuni medio-piccoli nell’insieme continuano a migliorare (sempre con la stessa esasperante lentezza), quelli del sud però fanno spesso passi indietro, e quelli con più di mezzo milione di abitanti restano al palo o, addirittura, peggiorano.
Il dato che salta subito agli occhi leggendo la classifica è che Foggia registra un regressione nelle politiche ambientali, passando dal 56° al 74° posto.
Per quanto riguarda l’efficienza del livello di Monitoraggio dell'inquinamento atmosferico si colloca all’86° posto, 'infatti - dice Tonino Soldo di Legambiente - il sistema è antiquato e forse funziona a fasi alterne e non rileva tutti gli inquinanti, specie quelli che negli ultimi anni sono stati individuati come i più pericolosi, come il PM10 e le Polveri sottili, che ormai sono un’ emergenza con cui le pubbliche amministrazioni sono costrette a confrontarsi ogni nuovo autunno-inverno. Nonostante la continua opera di sensibilizzazione delle associazioni ambientaliste e la nuova legislazione in materia di rifiuti non si vedono tangibili risultati, soprattutto per quel che riguarda la raccolta differenziata che è al 7,5% sul totale rifiuti solidi, ma siamo ancora molto distanti dalla media nazionale che si è attestata sul 20% e siamo al 78° posto. Per quanto concerne la produzione pro-capite di rifiuti solidi urbani essa è in aumento, infatti si è passati da 513,2 a 549,4 chilogrammi per abitante per anno, a dimostrazione che la quantità di rifiuti da smaltire in discarica può essere diminuita solo con il rafforzamento della raccolta differenziata'.
Il D.Lgs. 31/2001 classifica i nitrati tra le sostanze indesiderabili nelle acque destinate al consumo umano e fissa un valore limite per gli NO3 di 50 mg/l, mentre il valore guida di concentrazione è di 5 mg/l ed a Foggia l’acqua potabile si attesta su una concentrazione di 13,9 mg/l (70° posto). Il Consumo procapite di acqua potabile è di 154,1 litri al giorno per abitante, quantità non elevata rispetto al resto d’Italia (4° posto), ed c'è una capacità di depurazione pari all’81% delle acque trattate (69° posto), mentre l'acquedotto registra perdite di rete pari al 39% (54° posto).
'Nella nostra città - continua il presidente di Legambiente di Foggia - gli inviti per una mobilità diversa non hanno prodotto sensibili miglioramenti nel trasporto pubblico e sono ancora 54 il numero di viaggi per abitante/anno. Questo evidenzia come non tutti gli attori sociali agiscono nella stessa direzione. Nonostante il Tasso di motorizzazione ci vede al 4° posto con 52 auto ogni 100 abitanti, le Isole pedonali restano invariate a 0,08 mq/ab (66° posto); le Zone a traffico limitato sono a 0,19 mq/ab. (71° posto); le Piste ciclabili sono a 1,85 metri/ab. (52° posto). Anche la disponibilità procapite di verde urbano fruibile è invariata a 3,80 mq/abitante (77° posto) e il Verde urbano totale - (mq/ha) (Superficie delle differenti aree verdi (parchi e giardini urbani, verde di arredo e parchi e riserve naturali) sul totale della superficie comunale). Per il consumo procapite di carburante siamo all’ 8° posto e per il consumo procapite di energia elettrica per uso domestico siamo a 941 kWh ad uso domestico/ab./anno e siamo al 5° posto'.
Per quanto riguarda le politiche basate sul risparmio energetico e la diffusione di fonti rinnovabili (solare, fotovoltaico, eolico, biomasse) Foggia si pone al 31° posto.
La certificazione del sistema di gestione ambientale ISO 14001, costituisce un indicatore del grado di innovazione e attenzione all’ambiente da parte delle imprese ed a Foggia si registra un misero 0,79% (77° posto) evidenziando una certa disattenzione da parte delle imprese alla cura dell'ambiente.
L’Eco Management (Indice sintetico riguardante: criteri ambientali nelle procedure di appalto; cibi biologici nelle mense; utilizzo di carta riciclata negli uffici pubblici, attivazione processo Agenda 21, redazione Rapporto sullo Stato dell’Ambiente) vede Foggia al 78° posto. Molto forte è anche l’abusivismo edilizio (su base provinciale).
'La qualità ambientale - conclude Soldo - la sicurezza, la legalità, sono tutti fili indispensabili di quel legame di appartenenza che fa di una città una comunità, e senza il quale si sbriciola la coesione sociale e perde senso lo stesso patto civile tra amministrati e amministratori. Un legame, la cui saldezza è 'propedeutica' anche all’obiettivo non meno importante di rinforzare la dimensione solidale del vivere urbano. Anche perché la sicurezza e la legalità hanno tante facce: è illegale ed è insicura una città dove l’inquinamento dell’aria è spesso sopra le soglie di pericolo sanitario, dove non viene fatta la raccolta differenziata dei rifiuti, dove si costruisce abusivamente e si abitano case abusive. Per migliorare l’ambiente urbano non bastano buone politiche di settore, ma serve un diverso modo di pensare e governare tutto lo sviluppo e l’organizzazione delle città. La sostenibilità non è ritagliare in città qualche oasi di verde o di marciapiede e rassegnarsi al resto: è una sfida per rinnovare le città, modernizzarle, nel segno della qualità ambientale. In un Paese dove nulla si è fatto per sviluppare le rinnovabili, dove l’obiettivo assegnatoci da Kyoto di ridurre i gas serra resta una chimera, la 'cura del sole' - come la 'cura del ferro' indispensabile per sconfiggere lo smog e il traffico - può aiutare davvero le città, e l’Italia, a 'ritornare al futuro''.

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