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31/1/2006

LA LOMBARDIA C’E’ E VUOLE VINCERE
Ma il centrosinistra deve guardare alla 'base'
di Antonio Gelormini
Non sarà facile, ma la voglia di riscatto e la pretesa di voler testimoniare l’azione trainante che da sempre ha caratterizzato l’influenza della Lombardia, sta motivando gli ulivisti incalliti della regione ad avviare una concreta azione politica, per contribuire da protagonisti a determinare quel cambiamento auspicato da tempo alla guida del Paese.
La massiccia partecipazione alle primarie per il candidato sindaco di Milano, ne è testimonianza tangibile. La possibilità di riconquistare la più importante delle regioni italiane, col suo cospicuo numero di parlamentari eletti, diventa più verosimile e richiede l’impegno di tutti.
Entusiasmi e delusioni, accelerazioni e rallentamenti da qualche mese si alternano nel mondo dell’Ulivo. Prima la lista unitaria Ds/Margherita, subito dopo le primarie di ottobre, poi la decisione di limitarla al solo rinnovo della Camera dei Deputati. Calcoli elettorali hanno suggerito di correre separatamente per il Senato, ma nel contempo si è deciso, prima dello scioglimento delle Camere, di sancire ufficialmente la costituzione di gruppi unici in ambedue i rami del Parlamento.
Ma il popolo dei non iscritti ai partiti si fa sentire, vuole contare. Associazioni, movimenti e semplici cittadini avevano spinto Prodi sul binario del Partito democratico in tempi brevi, immediata però è arrivata la frenata di Fassino e dello stesso Rutelli. Sono tutti d’accordo col Professore sulla strategia, ma meno, molto meno sulla tattica.
Se si prova a leggere, tra le righe delle dichiarazioni dei leader, quello che non è detto, anziché quello che viene affermato, sorprese, turbamenti e inquietudini si moltiplicano e giustificano quel sottile filo di diffidenza che si insinua nelle considerazioni degli analisti e nell’animo degli elettori del centrosinistra.
Tra di loro esiste una larga fascia che non si riconosce nei partiti tradizionali, che cerca nuovi stimoli e maggiore coinvolgimento. Elettori di cui non si può fare a meno, in particolare alle elezioni per il Senato, dove la vittoria si acquisisce regione per regione e non su base nazionale. Elettori la cui idea è difficile che cambi nei confronti di una nuova entità formata solamente da 2 partiti tradizionali.
Ora, potrà anche essere opportuno e razionale l’aver fissato la costituzione del Partito democratico dopo l’appuntamento elettorale del 9 aprile, ma il processo di coinvolgimento delle associazioni, movimenti, gruppi e semplici cittadini, insomma di quella che chiamiamo società civile, va avviato con concretezza già oggi. Da subito e con metodologie efficaci, proficue e intensamente partecipative.
Buone intenzioni, dichiarazioni di disponibilità e attenzioni formali non bastano più. Non basta più leggere Marini oppure D’Alema che afferma: 'Noi non vogliamo ridurre il grande progetto del partito democratico a un partito a due. Ds e Margherita. Ci sono altre forze, a partire dai repubblicani europei. E soprattutto c’è quella società civile, con la quale noi vogliamo interloquire'.
E’ tempo di dar forma ai progetti. E’ tempo di far fronte comune e insieme dar fondo a qualsiasi espediente per intercettare il consenso e la disponibilità dei tantissimi cittadini che diversamente potrebbero rimanere lontani ed estranei alla competizione elettorale.
Acconsentire alla presenza di una lista 'Cittadini per il Partito Democratico', nella competizione per il Senato, oltre che rivelarsi decisivo per la riaffermazione del centrosinistra in Lombardia, sarebbe il segno tangibile di un cambiamento, capace di suscitare nuovi entusiasmi, ridare morale alle truppe e prospettare un orizzonte con prospettive decisamente più allargate.

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