La campagna elettorale ha il vento in poppa e congressi, conferenze programmatiche o direzioni di partito in questi giorni proliferano, a tal punto che qualche volta è difficile riuscire a seguirli tutti, dato l’accavallarsi degli appuntamenti.
Come se non bastasse, un altro tipo di ingorgo da notizie è rappresentato dalle varie scissioni che si determinano soprattutto nei partiti minori, con conseguente lotta per la conservazione del simbolo e la legittimazione della titolarità della segreteria.
E’ di questi giorni la sentenza del Tribunale di Roma che impedisce al Movimento Repubblicani Europei di Luciana Sbarbati e ai Repubblicani Democratici l’utilizzo contemporaneo della parola “repubblicani” e delle foglie d’edera. Troppa confusione per gli elettori, dicono i giudici.
La sentenza premia l’istanza presentata dal Partito Repubblicano Italiano di Giorgio La Malfa, che ne ha dato notizia durante la conferenza programmatica del partito, a cui è intervenuto anche Silvio Berlusconi.
Sarà stato per rendergli omaggio o per sottolineare la riconoscenza per lo spazio ottenuto a suo tempo nelle liste di Forza Italia, che la scenografia dell’assise –trasmessa dalle riprese televisive- evidenziava una curiosa abbondanza di drappeggi “azzurro savoia”.
Un colpo d’occhio in stridente contrasto con la più autentica tradizione repubblicana. Il cui patrimonio storico d’identità, pur conta il rosso e il nero (tanto per rimanere in tema), quali colori popolari su cui far campeggiare l’orgogliosa foglia d’edera.
Un pugno nello stomaco di tanti militanti. Mortificati da un’edera che da tempo sinuosamente striscia in un habitat innaturale, avendo ormai perso le peculiarità di quella specie forte e vigorosa tenacemente coltivata dall’azione di Ugo La Malfa e amorevolmente curata dalla passione di Giovanni Spadolini.
Il percorso “carsico” del pensiero mazziniano non aveva previsto il passante per la deviazione savoiarda.