Serpeggia malumore, amarezza e non poca delusione nel popolo delle primarie, che non vede una risposta coerente alle tante dichiarazioni di apertura e di disponibilità, fatte dai partiti, verso la cosiddetta società civile, all’indomani della straordinaria testimonianza dell’ottobre scorso.
Ancora una volta la richiesta di partecipazione va a sbattere contro il muro degli apparati. In difficoltà a garantire spazi nelle liste ai numerosi aspiranti interni, non riescono a tener fede agli impegni pur presi con i dirigenti dei partiti apparentati e, di conseguenza, diventano sordi ad ogni altro tipo di sollecitazione.
Sono diversi i partiti che hanno deciso di correre solamente per il Senato, per sfruttare al meglio le opportunità concesse da una discussa legge elettorale, da molti definita la nuova legge-truffa. Nella corsa alla Camera, invece, gli stessi hanno preferito fare il gioco di squadra della coalizione. Ma oggi, con sorpresa, si accorgono che in una lista come quella dell’Ulivo, ad esempio, non c’è spazio nemmeno per il classico “diritto di tribuna”. Formazioni costrette a competere in assenza di propri candidati. Alla guerra quindi senza armi e con le mani legate.
In un contesto simile la declamata e bistrattata società civile ha visto sfumare ogni speranza di ascolto e chiudersi ogni spazio di partecipazione. I propositi di ieri non hanno trovato un riscontro alla prova dei fatti odierna. Le reazioni allora si moltiplicano. Combattute tra la tentazione di farla pagare, ai partiti maggiori, e la voglia responsabile di dare comunque un taglio all’esperienza governativa del centrodestra.
E’ apprezzabile, a tal proposito, l’appello lanciato dal Vice Segretario Nazionale del PSDI, nel commentare la decisione dei vertici dell’Unione di limitare l’accordo di coalizione ai soli partiti nazionali. “Il Psdi – ha detto Mimmo Magistro - sensibile alle attenzioni ed alle aspettative che buona parte della società civile aveva riposto nella proposta di liste civiche, in quelle regioni in bilico per l’Unione, invita a tener fermo il proposito di partecipazione, che soprattutto in un momento così delicato, non può e non deve lasciare spazio a reazioni astensioniste”. Dicendosi poi: “pronto ad aprire le liste del sole nascente agli apporti della società civile ed ai gruppi civici”.
L’altra mela avvelenata, annidata tra le spire di una legge elettorale “partitocentrica”, è il moltiplicarsi di candidati calati dall’alto, a caccia di posti sicuri, a scapito di una legittima rappresentanza locale, che aggiunge la beffa del sopruso al danno dell’inaccessibilità.
E’ uno strano vento quello che spira in Puglia. Sufficiente a dar vita ad un numero sconsiderato di parchi eolici, tanto da stravolgere il profilo caratteristico di un paesaggio familiare, ma incapace di fornire la spinta necessaria al cambiamento auspicato e al rinnovamento più volte reclamato.
La domanda sul tappeto rischia di rimanere inevasa: “Dove trova spazio la voglia di partecipazione diretta, reclamata dal popolo delle primarie e dalla società civile, che vogliono sentirsi ed essere determinanti nelle scelte e nei disegni che riguardano il futuro di tutti?” Alle decisioni calate dall’alto o dal nord, la risposta che si profila sarà l’appoggio, all’interno della coalizione prescelta, alle forze che più di altre riusciranno a proporre e salvaguardare risorse, menti ed entusiasmi provenienti dal territorio. E’ il riscatto delle comunità locali, che vogliono dar voce alle aspettative più intime e alle speranze più segrete delle persone che le animano.