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29/8/2001

L'ILLUSIONE MANFREDONIA POCO LAVORO, MOLTI MALATI
Da 'la Repubblica' del 29/08/2001 - Puglia
MANFREDONIA - In città si respira aria di incertezza e di attesa. I giovani, che gonfiano le liste dei 4.500 disoccupati di Manfredonia, ma anche le centinaia di lavoratori socialmente utili, sono delusi e frustrati dalle aspettative riposte nel contratto d'area e tuttavia pronti ancora a sperare in un posto di lavoro. Lo attendono laddove per decenni hanno lavorato intere generazioni di parenti, amici e concittadini ai tempi delle Partecipazioni Statali, genitori e nonni che hanno scommesso sulla certezza del lavoro anche per i propri figli in un territorio scippato delle sue naturali vocazioni e proteso nella scelta monoculturale della chimica di Stato degli anni '60, come motore del suo sviluppo.
Altri giovani, diverse centinaia, hanno abbandonato la città in questi ultimi anni, stanchi di attendere e sfiduciati di fronte a un contratto d'area che stenta a decollare, mentre privilegia gruppi industriali provenienti, per la maggior parte, da altre regioni, favoriti da incentivi finanziari e penalizza le iniziative imprenditoriali locali, l'artigianato, la piccola industria, le risorse del territorio. Difficile non prefigurare in questa scelta l'affermarsi di una imprenditoria estranea al territorio, tipica di quel colonialismo industriale così noto in tante aree del sud. Tra chi resta in città non è facile incontrare oggi giovani disposti a pronunciarsi sull'incerto incedere del processo di reindustrializzazione previsto dal contratto d'area di Manfredonia Monte Sant'Angelo Mattinata. Il silenzio è la regola e può anche pagare. Ma i dati restano inequivocabili: solo 580 assunti a fronte degli oltre 3.000 preventivati, 30 le aziende avviate, comprese quelle in fase di collaudo, rispetto alle oltre 60 previste, un magro 7% di assunti tra i partecipanti ai corsi di Manfredonia Sviluppo, istituiti negli anni scorsi per formare il personale della nuova fase industriale del territorio, diversi lavoratori reclutati con qualifiche di basso profilo professionale da comuni diversi da quelli destinatari delle assunzioni o addirittura dal nord, nessuna assunzione per gli ultimi 72 lavoratori ex Enichem, ancora dipendenti di Agricoltura in liquidazione o in Cigs.
L'assessore all'ambiente, Giuseppe Guidone, ammette il ritardo sul numero di occupati tra i tre comuni titolari del contratto d'area. Il sindacato ha chiesto al Centro territoriale per l'impiego di Manfredonia di avviare un monitoraggio urgente su tutto il personale finora in servizio nelle nuove aziende, ma la sua azione sembra debole e intempestiva, mentre si rafforzano i timori di una violazione diffusa di intese e accordi sottoscritti. Intanto il clima in città è alimentato da attacchi incrociati, un fronte in cui troviamo il Coordinamento per la salvaguardia e la valorizzazione del territorio che accusa il sindaco di Manfredonia di sostenere una concezione unilaterale della gestione del contratto d'area, che impedirebbe ogni controllo e consultazione dei cittadini. Il sindacato, che punta il dito contro l'Assindustria, per le continue deroghe ai contratti nazionali in materia di turni, orari, sicurezza e stipendi. Gli ambientalisti opposti alla Regione Puglia, per la decisione dell'esecutivo regionale di concedere le autorizzazioni relative alla vetreria Sangalli in assenza della Valutazione di Impatto Ambientale, prevista dalla legge. Né mancano iniziative giudiziarie, che confermano omissioni e responsabilità, soprattutto in tema di tutela della salute pubblica. L'ultima, in ordine di tempo, riguarda l'udienza preliminare presso il Tribunale di Foggia, fissata per il prossimo 23 ottobre, sulla richiesta di rinvio a giudizio di dieci dirigenti e due medici dell'ex Petrolchimico. L'accusa è di disastro colposo per aver consentito l'esposizione prolungata, dal giorno dell'incidente, il 26 settembre 1976 e per sei anni successivi, di un gruppo consistente di lavoratori dell'ANIC, della SCD e ditte appaltatrici, in totale 1889, ai composti dell'arsenico dopo l'esplosione della colonna di lavaggio dell'ammoniaca. Ma c'è di più. C'è il problema del controllo sociale su quanto sta avvenendo nelle aree ex Enichem, a cominciare dalla bonifica dei suoli. Tant'è che la magistratura foggiana, ritenendo irregolari le operazioni di disinquinamento condotte da EnichemAgricoltura, ne ha condizionato la prosecuzione al controllo diretto dei carabinieri del Comando Tutela Ambientale, dopo aver sequestrato ben 80 dei 120 ettari di suoli inquinati da migliaia di tonnellate di rifiuti tossici, compreso la falda acquifera contaminata dall'arsenico. Un esito, quello giudiziario, a cui non sono estranee le denunce del coordinamento per la salvaguardia del territorio, che chiede la convocazione urgente di una conferenza nazionale di servizio sul contratto d'area e la sua moratoria, contestuale alla ridefinizione del ruolo di responsabile unico del contratto attraverso un tavolo permanente con le associazioni. L'indice è puntato sui rischi per la salute e l'ambiente, certificati da documenti forniti da Medicina Democratica, legati all'insediamento del megaimpianto GPL della ISOSAR, degli stabilimenti dell'ENVIROIL per il trattamento degli olii usati, dell'impianto di biomasse del gruppo Marcegaglia, della vetreria Sangalli, contro cui sono state raccolte 3.000 firme e della ATRIPLEX, società del gruppo Agip, per la produzione di gasolio per autotrazione e riscaldamento.
Un impatto globale, dicono gli attivisti del coordinamento, tale da minacciare la salute e un ambiente già compromesso, cancellando le ultime risorse del territorio.
"Questa seconda fase di industrializzazione del nostro territorio è piena di incognite e pericoli per la salute e l'ambiente". A parlare è una delle donne di Manfredonia che negli anni '80 ha partecipato alle lotte contro lo stabilimento Enichem. Una lotta che ha portato alla sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo nel febbraio '98, con la condanna dello Stato italiano a rimborsare la somma simbolica di 10 milioni a testa a 40 di esse per il danno morale subito. "Erano gli anni del Movimento Cittadino Donne, ma non riuscimmo a collegare quella sentenza alle centinaia di morti e malati di tumori ai polmoni e alla cistifellea che ormai quasi ogni famiglia di Manfredonia può contare. Dopo quella sentenza non è accaduto nulla". "Ciò che è stato fatto in termini di indagini epidemiologiche - precisa Maurizio Portaluri, medico e referente pugliese di Medicina Democratica - è stato realizzato per esigenze giudiziarie e non sanitarie, che invece sono state ignorate. L'indagine sulla popolazione non è stata condotta per settori concentrici, con la considerazione cioè che chi abitava vicino al petrolchimico era più esposto". Dunque, dati parziali che si fermano tra l'altro al '94. Inoltre i risultati delle indagini condotte in fabbrica sono ferme al '98 "e dopo quell'anno si sono avuti altri decessi tra i lavoratori" chiarisce Portaluri, che avverte: "Bisogna aggiornarli, perché queste patologie hanno lunghi periodi di latenza ed emergono col passare degli anni". I dati statistici sulle morti all'Enichem iniziano lentamente a prendere corpo e via via corrispondono a nomi e volti conosciuti. Come quello di Nicola Lovecchio, operaio di Manfredonia che ha condotto, con l'aiuto di Medicina Democratica, una ricerca preziosa sulla diffusione della patologia tra i suoi colleghi. Un'indagine autodidatta portata avanti spesso nell'indifferenza del sindacato. La sua eredità morale, che ha lasciato prima di morire a 49 anni con le metastasi nel cervello, resta motivo di riflessione per chiunque. "Il prioritario diritto alla salute non deve mai essere subordinato alla salute - sottolinea Lovecchio - perché non accada più di contare decine e decine di morti e altri ancora stanno morendo a causa di una industrializzazione che ha devastato il territorio. Perché non accada più che i mercanti del profitto devastino ulteriormente la nostra città, l'ambiente e il futuro delle nuove generazioni. Questa vicenda mi ha dato la forza di reagire ... il senso della mia vita è

GIULIO DI LUZIO

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