La crisi idrica che attanaglia la Capitanata sta assumendo proporzioni disastrose. Mentre le istituzioni cercano in tutti i modi, ma invano, di risolvere il problema alla radice, arrovellandosi sul problema se prelevare l'acqua dal Molise o dalla Campania, il "rischio" della desertificazione si fa sempre più grave. Vogliamo far diventare la Capitanata il deserto del Sahara? Poco ci manca se continuerà a perdurare la scarsità di piogge e il disinteresse dei "signori" del potere. La nostra testata più volte ha cercato di sensibilizzare gli organi competenti su questo annoso problema, informando debitamente l'opinione pubblica. Ma, sino a questo momento, nulla di fatto. Si discute, si organizzano incontri, dibattiti, tavole rotonde: l'acqua continua sempre a scarseggiare a danno della nostra economia agricola. Sulla vicenda è scesa in campo anche la Chiesa, che ha fatto sentire la sua voce. I vescovi della Capitanata (Mons. Domenico D'Ambrosio, Arcivescovo metropolita di Foggia-Bovino, Mons. Vincenzo D'Addario, Arcivescovo di Manfredonia-Vieste, Mons. Francesco Zerrillo, vescovo di Lucera-Troia, Mons. Michele Seccia, vescovo di San Severo, Mons. Felice di Molfetta, vescovo di Cerignola-Ascoli Satriano) hanno sottoscritto sulla crisi dell'acqua un messaggio "Dateci acqua da bere!": "La cronica emergenza idrica della nostra terra di Capitanata - scrivono - ha assunto in questi ultimi tempi, dimensioni preoccupanti, anche a causa della carenza di afflusso meteorico che grava da due anni nella nostra provincia. Questa situazione pone urgenti interrogativi con difficili soluzioni per far fronte al fabbisogno di acqua potabile per una popolazione stimata di circa 700.000 abitanti ; [...] alle esigenze dell'agricoltura che, fino a qualche anno fa, aveva nella produzione del grano (Tavoliere=granaio d'Italia) il suo punto di forza; [...] alla domanda idrica del comparto industriale, accresciuta dai nuovi insediamenti nell'area di Manfredonia interessata dai Patti Territoriali". "[...] Attenti, coinvolti e inseriti a pieno titolo - proseguono i Vescovi nel messaggio - nell'avventura umana di questa terra segnata da gioie, fatiche e speranze, attese e timori dell'ora presente, non possono, pur nei limiti discreti del loro servizio pastorale, non farsi voce della comunità e inserirsi, con una parola franca e coraggiosa nel dibattito [...] di una emergenza che ci rende seriamente preoccupati"[...]. "Le popolazioni della nostra Capitanata, tra le tante fatiche della loro quotidiana esistenza, derivanti da difficoltà reali ed oggettive, da politiche a volte miopi, prive di una seria programmazione, aduse a porre toppe per vuoti o falle improvvisi, più che a proporre... linee di intervento con progetti seri di sviluppo [...] ancora oggi lamentano i tanti ritardi e le conseguenti privazioni subite per distrazioni e assenze". [...] "Il nostro intervento - concludono i Vescovi - vuole aggiungersi ai tanti che sembrano inascoltati. Desideriamo avere qualche riscontro che possa dare serenità e fiducia a chi è fortemente preoccupato per l'aggravarsi della situazione ed il silenzio delle istituzioni".
Abbiamo voluto riportare alcuni passaggi significativi del documento dei Vescovi della Capitanata perché riteniamo che almeno il "grido" della Chiesa possa scuotere i governanti ad affrontare un problema di proporzioni catastrofiche per l'economia della nostra terra.
La Capitanata non deve diventare il "Sahara" d'Italia.