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11/10/2001

SI APRA UN DIBATTITO
De profundis per Foggia e Capitanata
Il nostro editoriale sulla situazione di Foggia e provincia ha aperto un dibattito, speriamo costruttivo. Ecco l'intervento di Alfonso Ciccone nostro corrispondente e persona sicuramente innamorata della terra di Capitanata:

Sono perfettamente d'accordo e condivido in pieno l'analisi, sintetica ma esauriente, fatta da Michele Dell'Edera nell'editoriale intitolato "De profundis per Foggia".
La nostra provincia viene alla ribalta delle cronache nazionali solo per fatti di cronaca (nera); mai, o quasi, si segnala per iniziative che possano essere di richiamo per l'intero territorio nazionale. Anche il tempo del Foggia di Zeman è ormai solo un ricordo.
È amaro costatare che a livello regionale quando si parla della Puglia per l'80% si parla solo di Bari e dintorni; vedi i network ed i mass media.
La nostra provincia è come se dormisse un sonno sereno ma perenne. Un esempio? L'INPS di Foggia. Chi vi è andato per una pratica pensionistica è come se fosse andato a chiedere l'elemosina all'impiegato di turno. Alcuni miei amici che lavorano presso gli sportelli INPS di altre province del nord Italia rabbrividiscono nel sentirsi raccontare la nostra realtà. Ho come l'impressione che il dover "bussare con i piedi" (perché le mani sono impegnate a reggere i caciocavallo), ricordo d'altri tempi ormai antiquati, qui sia ancora un'amara e triste realtà.
La colpa è dei politici? Non so. Una cosa però è certa: tutto è riconducibile allo standard culturale dei popoli. Per questo che ognuno ha il governo che si merita.
È cultura non gettare carte per terra, non passare con il rosso, prendersi curai dei beni comuni, fare il proprio dovere di dipendente pubblico o privato, interessarsi realmente dei bisogni di tutti i cittadini, e non solo di quelli privati e/o della propria nicchia, ecc.... ecc.... fino alla noia.
Non si spiega altrimenti il perché restiamo colpiti dalla funzionalità dei servizi nel nord Italia: pulizia delle strade, perfetta manutenzione delle cunette, servizi sanitari perfettamente funzionanti, ecc.... Tutto è cultura.
È vero che il livello scolastico è aumentato anche da noi. Ma è anche vero che le forze giovani, le forze vive, quelle che potrebbero veramente dare una svolta alla nostra innata mentalità "servile" sono costrette ad emigrare impoverendo sempre più il substrato sociale cronicamente povero del bisogno di riconoscersi cittadini attivi.
Per natura penso sempre positivo ma su questo fronte vedo un buio fitto.
Passatemi una voluta esagerazione: mi sento di vivere come in un'Afganistan occidentale. Con una differenza: forse là il capolinea l'hanno raggiunto; dopo ci sarà senz'altro la ripresa. Da noi, però, non ci sono... i bombardamenti.

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