In occasione della 'Giornata per le Oasi Animali' che si è tenuta il 13 e 14 aprile scorsi in 700 piazze italiane, occasione per la quale è avvenuta una grande raccolta fondi per sostenere i molti progetti concreti di tutela della natura più preziosa, il WWF ha presentato un elenco di piante e habitat a rischio.
Un elenco per il quale, già da una prima occhiata, si evince come la situazione in Italia sia alquanto drammatica. Si inizia con i mammiferi a rischio protetti dalle oasi tra cui l'orso bruno e il lupo, specie vicine all'estinzione come la lontra (il più raro mammifero terrestre d'Italia), il Vespertilio di Capaccini (uno dei tanti pipistrelli in diminuzione in Italia). Da segnalare una controtendenza tra i mammiferi che vede in ripresa il cervo sardo.
Nella categoria degli uccelli le specie a rischio sono molte di più, a cominciare dai rapaci: il biancone, l'astore sardo, il lanario, il nibbio reale, il capovaccaio; e poi specie meno note ma altrettanto affascinanti come la gallina prataiola, la colombella, il mignattaio, la ghiandaia marina, il picchio dorsobianco, la moretta tabaccata.
A rischio anche molti Anfibi e Rettili spesso localizzati, come la raganella mediterranea, la rana di Lataste, il tritone sardo, il pelobate fosco e poi la testuggine terrestre di Hermann, la testuggine d'acqua e la tartaruga marina che visita spesso le spiagge sicure.
Grave anche la situazione dei Pesci in Italia che vede alcune specie ormai ridotte, come la trota macrostigma, la trota marmorata, la lampreda di fiume, tutte presenti in alcune oasi WWF. Tantissimi anche gli Invertebrati, a cominciare dal gambero di fiume, e dalla bellissima rosalia alpina, insetto tipico delle grandi faggete, per continuare con molte farfalle, come la licena delle paludi, la polissena, l'apollo, il macaone sardo.
Non ultime le specie vegetali, tra cui quelle preziose come la campanella selvatica (Ipomea sagittata), l'orchidea palustre, la vallonea, vari fiordalisi e lo zigolo termale (Cyperus polystachys), un parente del papiro, molto localizzato.
Insieme alla Comunità Europea, le Oasi del WWF hanno come obiettivo la conservazione della biodiversità e degli habitat: su 35.000 ettari di territorio protetto dalle 130 Oasi del WWF oltre 24.000 sono costituiti da ecosistemi tra i più ricchi di specie: le zone umide (15.871 ettari, un sistema tra i più vasti e complessi d'Italia) e le foreste e macchie (8.566 ettari).
Distruzione, degrado e urbanizzazione, con tutti gli aspetti negativi che comporta, sono i principali nemici di quegli habitat presenti in Italia come le praterie di posidonie, le lagune, le steppe salate, la vegetazione delle dune costiere, i cespuglieti di pini mughi e rododendri, i boschi di alloro, le faggete appenniniche di tasso e agrifoglio, le abetine appenniniche, tutti da difendere e preservare per il bene della stessa comunità.
Come ha dichiarato Fulco Pratesi, Presidente del WWF Italia, '...quello che viene offerto dalle Oasi è un panorama della natura più preziosa, conosciuta e meno conosciuta e dimostra come le aree protette, quel 10% di territorio fatto di Parchi nazionali, Riserve naturali comprese le 130 Oasi del WWF, siano lo strumento indispensabile per salvare da un'inesorabile estinzione animali belli e rari e consentendo a milioni di visitatori di avvicinarli e ammirarli, come accadrà il 21 aprile, la Giornata in cui apriremo 100 Oasi gratuitamente al pubblico'.
Sotto accusa, per l'impoverimento della Biodiversità, almeno 15 'peccati capitali' commessi dall'uomo tra cui la bonifica delle paludi (scomparse negli ultimi 100 anni l'80% delle paludi italiane), la trasformazione degli habitat naturali per la realizzazione di infrastrutture (effetto barriera di strade e autostrade), l'inquinamento da pesticidi, il bracconaggio, tutti comportamenti ovviamente 'banditi' nelle aree protette del WWF.
A fronte di questi mutamenti negativi ci sono, però, delle vittorie che il WWF ha registrato nel corso degli anni per molte specie animali. E' il caso del cervo sardo che, dopo 15 anni di protezione del suo habitat nell'Oasi di Monte Arcosu, qui è aumentato da appena 70-80 esemplari di 15 anni fa a quasi 1000, e la sua foresta è una delle più integre del Mediterraneo. O il lupo, 500 esemplari che stanno riconquistando, dopo anni di bracconaggio, le nostre montagne sconfinando persino in Svizzera e Francia, che è presente nelle Oasi appenniniche di Frasassi e Torricchio (Marche), Gole del Sagittario in Abruzzo, Guardiaregia (Molise) e Polveracchio (Campania). E, ancora, alcuni boschi di pianura, scomparsi quasi ovunque come quelli delle Oasi del WWF di Alvisopoli, Verneto, Vanzago, Policoro, Bottaccio, Bosco Tenso, Palo, Macchiagrande. Salvi anche i grandi alberi, come sughere, faggi, abeti bianchi, farnie, tutelati dalle Oasi come i 102 Castagni del Cozzo del Pesco vecchi di oltre 800 anni.
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