Domenica 5 maggio, presso la 'Daunia Risi' a Margherita di Savoia, avrà luogo la '1^ Escursione ornitologica di campo'. L'evento è organizzato dall'A.I.N., Associazione Italiana Naturalisti, sezione pugliese, ed è aperto a tutti i soci AIN in regola con l'iscrizione per l'anno in corso. L'iniziativa dei naturalisti pugliesi, guidati da Maurizio Marrese, Marco Marvulli e Luciana Favale, si pone quale chiara risposta agli allarmi lanciati dal WWF ITALIA in relazione agli ultimi dati del 'Rapporto sulla Biodiversità' stilato in occasione della Giornata per le Oasi.
Il 60% dei vertebrati sono a rischio. Nel panorama degli animali a rischio protetti dalle oasi ci sono: tra i Mammiferi specie note come l'orso bruno e il lupo; specie vicine all'estinzione come la lontra (il più raro mammifero terrestre d'Italia); poco conosciute come il Vespertilio di Capaccini (uno dei tanti pipistrelli in diminuzione in Italia); in ripresa come il cervo sardo.
Molti gli Uccelli, a cominciare dai rapaci: il biancone, l'astore sardo, il lanario, il nibbio reale, il capovaccaio; e poi specie meno note ma altrettanto affascinanti come la gallina prataiola, la colombella, il mignattaio, la ghiandaia marina, il picchio dorsobianco, la moretta tabaccata. A rischio anche molti Anfibi e Rettili spesso localizzati, come la raganella mediterranea, la rana di Lataste, il tritone sardo, il pelobate fosco e poi la testuggine terrestre di Hermann, la testuggine d'acqua e la tartaruga marina che visita spesso le spiagge sicure.
Grave la situazione dei Pesci italiani: alcune specie sono ormai ridotte, come la trota macrostigma, la trota marmorata, la lampreda di fiume, tutte presenti in alune oasi WWF. Tanti, tantissimi anche gli Invertebrati, a cominciare dal gambero di fiume, e dalla bellissima rosalia alpina, insetto
tipico delle grandi faggete, per continuare con molte farfalle, come la licena delle paludi, la polissena, l'apollo, il macaone sardo.
Infine le piante, tra cui specie preziose come la campanella selvatica (Ipomea sagittata), l'orchidea palustre, la vallonea, vari fiordalisi e lo zigolo termale (Cyperus polystachys), un parente del papiro, molto localizzato. Uno dei principali obiettivi delle Oasi del WWF è la conservazione della
biodiversità e degli habitat: su 35.000 ettari di territorio protetto dalle 130 Oasi del WWF oltre 24.000 sono costituiti da ecosistemi tra i più ricchi di specie: le zone umide (15.871 ettari, un sistema tra i più vasti e complessi d'Italia) e le foreste e macchie (8.566 ettari).
La difesa degli habitat è anche una delle priorità indicate dalla Comunità Europea:
le praterie di posidonie, le lagune, le steppe salate, la vegetazione delle dune costiere, i cespuglieti di pini mughi e rododendri, i boschi di alloro, le faggete appenniniche di tasso e agrifoglio, le abetine appenniniche vanno difesi dalla distruzione, dal degrado e dall'aggressione esercitata da alcune attività umane come l'inurbamento, le bonifiche, la realizzazione di infrastrutture che distruggono o frammentano il territorio.
'Quello che viene offerto dalle Oasi è un panorama della natura più preziosa, conosciuta e meno conosciuta- ha dichiarato Fulco Pratesi, Presidente del WWF Italia - e dimostra come le aree protette, quel 10% di territorio fatto di Parchi nazionali, Riserve naturali comprese le 130 Oasi
del WWF, siano lo strumento indispensabile per salvare da un'inesorabile estinzione animali belli e rari'.
Come dimostra il Rapporto Biodiversità del WWF su 494 specie di vertebrati ben 338 (oltre il 60%) sono nella Lista rossa: la classe più a rischio e quella dei pesci di acqua dolce (88%) come la trota macrostigma e trota marmorata, ridotte a sparute popolazioni nei fiumi dell'Italia centrale e Sardegna la prima e dell'Italia settentrionale la seconda.
Il degrado di questi ambienti e l'immissione di specie 'aliene' (nutrie, testuggini d'acqua esotiche, pesci siluri) e l'immissione della Trote fario utilizzate per il ripopolamento hanno giocato un ruolo pesante per questi due animali. Sotto accusa, per l'impoverimento della Biodiversità, almeno 15 'peccati capitali' tra cui la bonifica delle paludi (scomparse negli ultimi 100 anni l'80% delle paludi italiane), la trasformazione degli habitat naturali per la realizzazione di infrastrutture (effetto barriera di strade e autostrade), l'inquinamento da pesticidi, il bracconaggio.
La lontra, ad esempio, nei secoli passati piuttosto comune nei nostri fiumi, e relegata in nuclei sparsi: molti si trovano nelle Oasi come le Grotte del Bussento, Persano, San Giuliano, Policoro che insieme ospitano una porzione fondamentale dell'intera popolazione italiana. Il cervo sardo, dopo 15 anni di protezione del suo habitat nell'Oasi di Monte Arcosu, qui è aumentato da appena 70-80 esemplari di 15 anni fa a quasi 1000, e la sua foresta è una delle più integre del Mediterraneo.
Il lupo, 500 esemplari che stanno riconquistando, dopo anni di bracconaggio, le nostre montagne sconfinando persino in Svizzera e Francia, è presente nelle Oasi appenniniche di Frasassi e Torricchio (Marche), Gole del Sagittario in Abruzzo, Guardiaregia (Molise) e Polveracchio (Campania). L'enorme varietà di piante, di cui l'Italia detiene il primato Europeo (circa il 50% della flora europea cresce in Italia, nonostante la superficie nazionale sia di 1/30mo di quella europea) è un'altra delle caratteristiche di molte Oasi: come l'acero di Lobeliius, il cardo canuto, il fiordaliso del Sagittario, Limonium ionicum, la stella alpina appenninica, tutte inserite nelle Liste rosse.
Restano ancora intatti alcuni boschi di pianura, scomparsi quasi ovunque; e il caso delle Oasi del
WWF di Alvisopoli, Verneto, Vanzago, Policoro, Bottaccio, Bosco Tenso, Palo, Macchiagrande. Salvi anche i grandi alberi, come sughere, faggi, abeti bianchi, farnie, tutelati dalle Oasi come i 102 Castagni del Cozzo del Pesco vecchi di oltre 800 anni.