Sedici anni sono passati dal terribile disastro nucleare di Chernobyl, eppure i governi degli Stati più avanzati sembrano non avere imparato la lezione. Sotto accusa, specialmente, l'Europa. In Germania, la maggiore impresa dell'energia, la E.ON, attraverso una sua affiliata russa vende energia prodotta da reattori RBMK, della stessa tecnologia di quelli di Chernobyl.
In Gran Bretagna è atteso, per giugno, un carico di plutonio sufficiente a costruire cinquanta armi nucleari, dalla centrale di Takahama, in Giappone, proprio mentre si svolgeranno le partite dei Mondiali di calcio. Tra l'altro, la nazionale italiana si allenerà a Sendai, a poca distanza dal posto dove si svolgerà il pericoloso trasporto atomico e ciò non può che lasciar presumere rischi di ogni sorta, a partire da attacchi terroristici. Anche dalla stessa Italia, intanto, le notizie non sono molte differenti. E' stato approvato, infatti, un emendamento alla legge di ratifica del Protocollo di Kyoto da parte delle Commissioni congiunte Affari Esteri ed Ambiente della Camera: si prevede la possibilità per le imprese energetiche italiane di partecipare ad iniziative pubbliche e private nei paesi dell'Europa Orientale per la costruzione di impianti elettronucleari ai fini dell'adempimento degli impegni quantificati di limitazione e riduzione delle emissioni.
A ciò si aggiunga che nel documento Ispesl-Iss, allegato al decreto ministeriale del 381/98 sui limiti di emissioni di "elettrosmog", sono passati in rassegna ben centottanta studi che indicano un incremento del rischio della leucemia del doppio rispetto alla norma. Ed allora cosa potrà succedere se proseguiranno i tagli illegali delle foreste, la politica indiscriminata di sfruttamento delle risorse energetiche e la spietata rincorsa al "lucro" personale? In questi giorni a Foggia, in occasione della 53^ Fiera internazionale dell'agricoltura e della zootecnia, sono tornati alla ribalta, come ogni anno, la natura, il rispetto del territorio, la valorizzazione delle produzioni biologiche, la certificazione di qualità nell'agro-alimentare e lo sviluppo sostenibile: questo è il giusto indirizzo che bisogna dare alle politiche territoriali se si vuole ancora investire nella salute delle popolazioni. Come dimenticare, ad esempio, gli innumerevoli scandali legati alla produzione delle carni, oggi la "mucca pazza" o B.S.E. e le "strane leggerezze" della legge italiana per cui è possibile definire italiana quella carne macellata in Italia anche se gli animali sono stati comprati vivi, ingrassati e macellati? E' necessario, quindi, evitare l'allevamento intensivo e le produzioni forzate e, viceversa, rilanciare le proteine vegetali garantite non ogm. Ed allora via alla promozione e valorizzazione della carne bovina podolica, prodotta nell'ambito del Parco nazionale del Gargano, ed all'incremento dell'agricoltura pro-territorio in difesa della salute.