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19/6/2002

LA 'MORTE' DEL CALCIO ITALIANO
La nazionale chiude in netto anticipo il mondiale nippo-coreano
di Alessandro Basso
Se esistesse una parola più forte di 'scandalo' e più incisiva di 'assurdo', ebbene la potremmo adoperare per descrivere questa prima parte del Campionato Mondiale di Corea e Giappone. Si vedeva fin dall'inizio che qualcosa di sensazionale avrebbe caratterizzato la competizione più importante, sotto ogni aspetto, del calcio internazionale. Quel qualcosa non era certo il palese livellamento tecnico-tattico tra le formazioni più e meno quotate: questo, infatti, non può che favorire un calcio più competitivo ed entusiasmante.
Sin dalla partita Brasile-Turchia, quel qualcosa prendeva una forma sempre più definita ed era la direzione arbitrale delle gare. Come è possibile non segnalare la clamorosa simulazione del brasiliano Rivaldo ed invece giudicare erroneamente esistenti fuorigioco e falli? Il mondiale delle 'sorprese', quello che finora ha visto eliminare Francia, Argentina e Portogallo già nella fase iniziale, ha proseguito il suo corso e questa volta è toccato all'Italia di Giovanni Trapattoni. Giunta agli ottavi di finale, anche grazie alla vittoria dell'Ecuador sulla Croazia ed al goal di Alessandro Del Piero, ora si ritrova fuori anche per via di alcune sviste arbitrali: qualche occasione sciupata nei tempi regolamentari e l'espulsione di Totti nel finale hanno segnato il destino italiano.
Ma bisogna rivedere un po' tutto: sono sicuramente saltati tutti i tradizionali modelli del vecchio calcio italiano, quello fatto di buon senso, impegno, sacrificio, volontà e di attaccamento alla maglia azzurra. Con Baggio rimasto a casa, un gruppo fondamentalmente buono ma carente, in modo nitido, di uno slancio in più, di quella concretezza maggiore per chiudere in anticipo certe partite. Lontani i tempi di Italia '90, con i formidabili successi ottenuti con Roberto Baggio e Totò Schillaci ed il terzo podio mondiale. Lontano Usa '94, con un collettivo probabilmente il migliore degli ultimi anni. Persino a Francia '98, sotto la guida di Cesare Maldini, l'Italia fece di più, uscendo ai quarti di finali col punteggio di 3-4 ai calci di rigore ad opera della Francia.
Logico, ora, pensare che anche per Trapattoni, il 44° commissario tecnico azzurro, diretto successore di Dino Zoff coach agli Europei 2000, il trascinatore instancabile di mille battaglie, quella stella sulla panchina azzurra si possa spegnere. Sotto il profilo delle regole, cosa si aspetta per introdurre la verifica elettronica delle segnalazioni arbitrali? Dal canto nostro, dobbiamo accusare una serietà di basso livello, un calcio esterofilo imbottito di miliardi e sempre meno rivolto ai vivai giovanili.
Abbiamo perso tutti: per noi, poveri e normali spettatori, è il giorno della disfatta. Non abbiamo più campioni in cui credere. Una cosa è certa: non avremo, noi, la possibilità di fare un mondiale in campo. Nel frattempo, però, non passerà inutile questo tempo in attesa del prossimo Mondiale 'televisivo'. In fondo siamo uomini.

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