'In cinque mesi in Italia sono arsi 19.269 ettari di terreno, un'estensione pari a oltre 20.000 campi da calcio, di cui 10.724 ettari di bosco, con un aumento grave e preoccupante del numero degli incendi e degli ettari bruciati rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Questi gli allarmanti dati sui roghi che hanno colpito il nostro paese nel periodo da gennaio a maggio 2002, secondo i dati forniti dal Corpo Forestale dello Stato. Roghi aumentati del 330% (sono stati 553 nel 2001, sono 2.380 nel 2002), più 440% di superficie bruciata (3.564 ettari nel 2001, 19.269 nel 2002).
A giugno, il numero degli incendi ha fatto scattare, come ogni anno, l'allarme roghi spingendo il Consiglio dei Ministri a dichiarare lo stato di emergenza. Dichiarazione che conferma ancora una volta la necessità di allertare i gruppi di protezione civile e le forze dell'ordine preposte allo spegnimento poiché nulla è stato fatto in materia di prevenzione. E siamo solo agli inizi. Sicuramente danni ancor più gravi sono prevedibili nei prossimi mesi, dal momento che è proprio in luglio ed agosto che si verificano circa la metà dei roghi che scoppiano nel corso di un anno. Nel 2001 sono stati 3.986 i roghi tra luglio (1.359) e agosto (2.627): una vera e propria catastrofe ambientale che sembra assumere proporzioni sempre più vaste.
Gli incendi si ripresentano quindi con costante puntualità e, parallelamente, il tema della prevenzione e della pianificazione degli interventi per combatterli continua a registrare un clamoroso ritardo. Per l'ennesima volta non si è stati in grado di realizzare una seria campagna di prevenzione, come ampiamente indicato dalla legge 353/2000, che richiede la pianificazione delle operazioni di prevenzione e intervento, il catasto delle aree bruciate e le campagne d'informazione per i cittadini, rappresentando l'unica vera arma per mettere la parola fine alla puntuale distruzione estiva di ampie porzioni del Belpaese.
Ogni anno in Italia si perdono decine di milioni di Euro per lo spegnimento degli incendi e per la riparazione dei danni, senza contare la perdita ambientale e paesaggistica, culturale, di suolo e biodiversità. L'analisi dei dati relativi alle cause degli incendi avvenuti nel corso del 2001, secondo una indagine di Legambiente, mostrano una percentuale quasi insignificante di incendi dipendenti da cause accidentali e naturali (rispettivamente lo 0,5 e l'1,1%), mentre salgono significativamente i casi legati a cause colpose e cioè ad imprudenza e violazione di norme (34,8%) e spiccano quelli causati deliberatamente per cagionare un danno (59,8%).
Gli incendi dolosi, causati per recare un danno effettivo all'ambiente e alle cose, sono motivati essenzialmente dal tentativo di ottenere nuovi terreni per il pascolo (25,3%), per l'agricoltura, per speculazione edilizia, per creare posti di lavoro connessi alle attività di spegnimento e per questioni di bracconaggio.
La maggior parte di questi incendi avvengono nelle aree dove il bosco non ha altra funzione economica se non quella puramente assistenziale e si avverte la necessità per la corretta gestione del territorio del coinvolgimento della popolazione, cui devono essere dedicate campagne informative ad hoc per la prevenzione e le attività urgenti in caso di fiamme.
Lo strumento repressivo, evidentemente, risulta utile ma non certo risolutivo. Per contrastare efficacemente il fenomeno è necessario eliminare la possibilità di speculare sulla gestione delle aree bruciate e favorire la tutela delle aree boschive anche ai fini della promozione e valorizzazione delle località interessate.
Il primo passo consiste nella corretta applicazione della legge 353 del 2000 in tutti i suoi passaggi, con la realizzazione di uno specifico catasto delle zone incendiate e quindi di un albo completo degli ettari percorsi dal fuoco, unico mezzo per arginare le speculazioni che seguono, o stanno a monte, di molti incendi; l'attività sistematica di avvistamento e segnalazione (tramite gruppi di volontariato e cittadinanza attiva); campagne per la corretta e preventiva informazione della popolazione; l'identificazione anticipata e precauzionale di un responsabile di protezione civile per gli interventi antincendio boschivo; la stesura di Piani comunali conformi ai Piani Regionali per la programmazione delle attività di previsione e lotta agli incendi boschivi.
Ma la legge 353 del 2000, che prevede tutti questi passaggi, risulta in gran parte inapplicata e assai spesso addirittura sconosciuta'.
Il Coordinatore Provinciale di Legambiente
Prof. Tonino SOLDO