Oggi al vertice sullo sviluppo sostenibile in corso a Johannesburg si discute di agricoltura. In Europa e negli Stati Uniti il settore agricolo costituisce una parte modesta dell'economia, nel vecchio continente esso costituisce mediamente poco più del 2% del PIL ed impiega circa il 3% della forza lavoro. Al contrario in gran parte del mondo il settore primario costituisce ancora la spina dorsale del sistema economico e l'andamento del raccolto di ogni anno decide le sorti di milioni di persone. La FAO stima che il 70% dei poveri nei paesi in via di sviluppo vive in zone rurali e dipende essenzialmente dall'agricoltura.
In Europa e negli USA si produce cibo in eccedenza, c'è cibo a sufficienza per nutrire il mondo intero, ciò nonostante circa 800 milioni di persone sono malnutrite ed ogni ora muoiono per fame quasi 7000 persone, e la maggior parte sono bambini. Questo perché il 18% dell'umanità consuma l'80% delle risorse del pianeta.
La risoluzione del problema della fame nel mondo dipende da una equa distribuzione delle risorse che non si otterrà con la semplice liberalizzazione del commercio che, laddove applicato, ha spesso comportato l'erosione dei bilanci commerciali dei paesi in via di sviluppo ed un aumento della miseria rurale. D'altro canto, i sussidi che i paesi sviluppati concedono al mondo agricolo producono un forte impatto sulle economie dei paesi in via di sviluppo. I sussidi alle esportazioni e il sostegno ai prezzi hanno l'effetto di provocare sovrapproduzioni nei paesi ricchi ed esportazioni di prodotti agricoli sottocosto verso i paesi poveri.
Questa 'concorrenza sleale' spinge fuori mercato i piccoli produttori dei paesi poveri, uccidendo le economie locali. Questo perverso meccanismo fa si che il denaro dei contribuenti occidentali serva ad aumentare la miseria e quindi la fame nei paesi poveri. L'agricoltura, inoltre, ha un forte impatto sull'ambiente: è responsabile del 70% del consumo dell'acqua e utilizza il 40% delle terre emerse. Questi impatti crescono a dismisura con l'avanzare dell'intensificazione agricola sostenuta fortemente dalle attuali politiche europee e nordamericane.
Come ha affermato Patrizia Rossi, responsabile agricoltura della LIPU Italia, '...il nostro Paese può contribuire alla risoluzioni di tali problemi sostenendo la riforma della PAC avanzata dal commissario europeo Fischler. Tale riforma non è esaustiva, ma si muove nella giusta direzione scoraggiando la sovrapproduzione e spostando risorse economiche verso pratiche agricole più sostenibili'.
Ad ottobre inizierà la discussione della riforma della PAC tra i vari paesi europei, è importante che l'Italia non perda questa importante occasione per ottenere benefici ambientali e cibi sicuri e per dimostrare una reale volontà di migliorare le sorti della parte più povera dell'umanità.
Per informazioni: Patrizia Rossi - LIPU Sede Nazionale - 0521.27.30.43 - E-mail:
patrizia.rossi@lipu.it.