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16/5/2003

QUANTE OPPORTUNITA' PER I NOSTRI PRODOTTI...
Da tutta Europa aumenta la richiesta delle cose buone che produciamo da sempre
di Luigi Amoroso
Sono proprio i Paesi Europei quelli che offrono maggiori possibilità di diffusione dei nostri prodotti tipici. Gli studi svolti recentemente dalle Camere di Commercio italiane confermano che esistono delle grosse opportunità di business nella distribuzione all'estero dei prodotti agroalimentari e tipici italiani. Ciò significa che anche le magnifiche produzioni della terra della nostra Capitanata hanno la possibilità di conquistare nuovi mercati solo se gli operatori economici miglioreranno sia la qualità che i rapporti commerciali.
In particolare, è la pasta ad essere sempre più richiesta ed apprezzata in Belgio, Lussemburgo, Portogallo e in Svezia. Vino ed olio vanno fortissimo nel Regno Unito, in Spagna e nella stessa Svezia, dove, ad esempio, burro e margarina, alimenti tradizionali dei paese nordici, vengono progressivamente sostituiti dal frutto della spremitura delle olive, considerato povero di grassi e ad alto contenuto nutritivo. I formaggi (pensiamo, tanto per capirci, alla mozzarella di bufala!), sono molto richiesti un po' dappertutto nel Vecchio Continente e, insieme ai salumi, rappresentano l'apprezzato biglietto da visita da scoprire nei negozi specializzati più che nelle grandi catene della distribuzione di massa.
Il successo dei prodotti italiani, sull'onda dei consensi sempre più marcati che riscuotono le proposte della dieta mediterranea, è favorito anche dalle modificazioni che subisce la società attuale. Il ritmo sempre più frenetico delle nostre giornate, specialmente nei Paesi che vivono in un'economia più avanzata, 'costringono' a consumare prodotti economici e semplici da preparare, possibilmente già pronti. Per questo, nella Penisola Scandinava, giusto per porre un riferimento emblematico per tutti, patate e pesce si mangiano meno di prima, giacché per cucinarli ci vuole più tempo che per gustare un tocchetto di prosciutto di Faeto o una fetta di caciocavallo podolico di Rignano Garganico.
La stessa fama di prodotti sicuramente sani e genuini, che quelli italiani hanno conquistato negli ultimi decenni, aiuta decisamente ad 'entrare' sulla mensa e fra le abitudini dei nostri concittadini europei. Salvo qualche incidente di percorso causato da operatori poco onesti (vi ricordate lo scandalo del vino al metanolo del 1986?), per fortuna in Europa sanno che prepariamo dell'ottima roba da mangiare. Il problema è allora quello di darsi da fare per sfruttare alla grande le enormi potenzialità di sviluppo commerciale che hanno i nostri prodotti agroalimentari.
I versanti sono sicuramente due, uno interno ed uno esterno. In casa nostra dobbiamo preoccuparci di aumentare le produzioni ma di conservarne intatte le caratteristiche di pregio e di qualità, non cadendo nell'errore commesso dalla vitivinicoltura negli anni '70, quando si puntò alla quantità diffondendo a macchia d'olio la tecnica della coltivazione a 'tendone'. Il secondo è quello della valorizzazione e della commercializzazione, che non può prescindere da una sostanziale unità dei produttori, riuniti i Consorzi e/o associazioni, che devono svolgere una attenta ed efficace politica di marketing affidata a personale specializzato.
Se ci decideremo a muoverci sempre più marcatamente in questa direzione (e i segnali non mancano affatto!), il futuro sarà sicuramente roseo. E, più di tutto, i nostri giovani potranno restare a lavorare a casa senza emigrare e senza recidere le radici con la nostra bellissima Capitanata.

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