Bruno Spada, regista di fama affermata, giunto alla soglia dei cinquant'anni s'interroga sulla propria vita, il passato e se stesso. L'infanzia trascorsa nella provincia campana in una famiglia disastrata, l'adolescenza ribelle e la gioventù vissuta inseguendo utopie rivoluzionarie, la decisione di affermarsi come artista, il matrimonio con una ricca borghese, il riconoscimento pubblico del suo lavoro artistico, la successione dei film da scrivere - girare - presentare al pubblico, le interviste e la vita da uomo di successo.
Ma questo non basta: è tutto qui si chiede il protagonista? Vivi la depressione gli consiglia l'amico - analista, falla tua fino in fondo e vedrai che la disperazione è parente della resurrezione, aspetti speculari del condizionamento religioso limitante.
Bruno quindi inizia a viaggiare, ritrova i vecchi amici della gioventù impegnati nel gestire i propri traguardi aziendali e culturali, ma s'accorge che ormai non hanno più niente da dirsi e che anche le loro esistenze non sono appaganti, un po' fughe dalle questioni esistenziali di fondo. Il matrimonio in crisi con una paternità non desiderata, gli incontri sessuali - sentimentali saltuari non lo soddisfano, la vita mondana legata al risultato professionale non lo interessa e lo rende estraneo.
Con il padre - padrone dal passato violento, depositato e isolato in paese, ha un rapporto mai vissuto muto e greve, che può solo filmare ma non vivere. Gli unici affetti sinceri si ritrovano nella zia che si prese cura di lui da piccolo e in un vecchio amico di gioventù che vive da eremita campagnolo, con una saggezza arricchita dai viaggi orientali, che gli consiglia di accettare la vita per quel che è: momenti che si alternano ma
soprattutto l'accettare se stesso perché così si riesce a far pace anche con il mondo.
In questo raro film di Piscicelli ci sono tante realtà: la Roma in cui soprattutto lavora per il cinema; il Sud con le sfaccettature cittadine della Napoli del centro chiassoso con i suoi riti salottieri e la periferia violenta e invivibile; il mondo spento ed emarginato di alcuni paesi meridionali; la quieta campagna e il mondo spirituale tibetano che vibra nel centro buddista di Pomaia, in Toscana. Tanti personaggi interpretano la crisi, la volgarità del successo tanto agognato ma insensato, la solitudine dei tempi che viviamo.
E' vero, forse, che la fine della notte si ha quando si accetta se stessi e il mondo. La presenza dell'oriente nel film e il senso di solitudine che pervade tutti i personaggi, ci rimanda a Jiddu Krishnamurti, tra i maggiori uomini del '900 nell'avvicinare l'occidente all'oriente, che parlava appunto del riconoscimento della propria solitudine quale tappa fondamentale per un atteggiamento di compassione con se stessi e con il mondo.
Gli attori tutti da elogiare: dal protagonista Ennio Fantastichini a Ida Di Benedetto, Elena Sofia Ricci, Anna Ammirati, Stefania Orsola Garello, Roberto Herlizka, Ricky Tognazzi, Tony Bertorelli. Speriamo di assistere al più presto alla realizzazione di altri progetti del nostro artista Piscicelli, il suo talento e la messa a fuoco della realtà sono rari e preziosi.
Sebastiano Gernone