A seguito di quanto pubblicato su 'La Gazzetta del Mezzogiorno' circa gli interventi di pulizia dell'alveo del torrente Cervaro progettati dal Consorzio per la Bonifica della Capitanata, le Sezioni di Foggia di LIPU e WWF hanno diffidato lo stesso Consorzio a non effettuare lavori in assenza della valutazione d'incidenza.
La diffida delle due associazioni ambientaliste è stata inoltrata al Ministro dell'Ambiente, Prefetto e Provincia di Foggia, Regione Puglia, Procura della Repubblica, Carabinieri e Corpo Forestale, informando anche il Parco del Gargano.
Nella diffida viene evidenziato che il torrente è pSIC (proposto Sito d'Interesse Comunitario) Valle del Cervaro e Bosco d'Incoronata IT9110032 ai sensi della Direttiva Habitat 92/43.
Scopo della Direttiva è quello di 'contribuire a salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat, nonché della flora e della fauna selvatiche nel territorio europeo degli stati membri al quale si applica il trattato'.
L'area in questione è stata individuata anche quale IBA (area importante per l'avifauna) e quindi dovrà essere istituita quale ZPS (Zona di Protezione Speciale).
LIPU e WWF evidenziano l'impegno dell'Italia ad evitare un degrado dei siti di Rete Natura, mettendo a repentaglio gli obiettivi della Direttiva Habitat.
Le due Associazioni ritengono, pertanto, che gli interventi proposti dal Consorzio per la Bonifica della Capitanata debbano prevedere uno studio di valutazione d'incidenza ambientale.
Si chiede, inoltre, che lo studio recepisca le indicazioni relative alle azioni di mitigazione e compensazione, come previsto dalle direttive Habitat e Uccelli.
LIPU e WWF sottolineano che lo stesso Consorzio per la Bonifica della Capitanata ha già eseguito interventi di pulizia degli argini del Cervaro nel tratto compreso all'interno di un altro pSIC (Zone umide della Capitanata IT9110005). Tale intervento ha determinato la completa distruzione di tutto il bosco planiziale presente sulle sponde caratterizzato da notevoli tipologie di habitat.
Circa i dichiarati motivi di rilevante interesse pubblico connessi all'intervento progettato, le due associazioni ambientaliste evidenziano che per limitare i rischi di piena sarebbe sicuramente opportuno non agire sull'alveo secondo modalità obsolete legate a metodologie dell'ingegneria idraulica classica, ma ampliare le casse d'espansione dello stesso torrente in modo da ridurre considerevolmente la velocità delle acque per evitare le disastrose inondazioni che hanno caratterizzato l'inverno 2002-2003.
Inoltre, gli interventi previsti favoriscono l'occupazione abusiva dei terreni demaniali con la messa a coltura delle sponde e con ingenti prelievi d'acqua nonché sversamenti di sostanze chimiche utilizzate sia per le concimazioni che per la lotta ai parassiti delle colture.
A tal proposito, LIPU e WWF segnalano che per il fiume Ofanto sono stati posti sotto sequestro, per opera della Procura di Trani, le sponde occupate e coltivate abusivamente e che per i territori in agro di Foggia la stessa Procura di Trani ha inviato le necessarie comunicazioni alla competente Procura di Foggia.