Approvato a maggioranza con l'astensione del centrosinistra il disegno di legge che prevede la razionalizzazione e l'ammodernamento della rete distributiva dei carburanti. Il progetto nasce da una parte dalla esigenza di attribuire un ruolo di programmazione alla Regione su questa materia, e dall'altra invece, dal conferimento del ruolo gestionale ai Comuni, introducendo, peraltro il regime 'autorizzatorio' al posto di quello 'concessorio'.
La denuncia dell'opposizione riguarda 'le tasche' degli italiani e quindi dei pugliesi, che 'pagano il 20% in più degli altri Paesi europei - ha detto Vittorio Potì (Socialisti autonomisti) - e con questa iniziativa le cose non miglioreranno'.
Secondo l'esponente del centrosinistra 'l'unica maniera per risolvere la questione del caro prezzi è quella di consentire una maggiore liberalizzazione della vendita di altri prodotti all'interno dei distributori'.
Questa tesi parte dalla considerazione che il 10% dei guadagni in qualunque distributore, dotato anche di autorizzazione alla vendita di altri prodotti, viene, appunto, dalla vendita dei prodotto no oil ed il 30 % dai carburanti veri e propri.
L'assessore Pietro Lospinuso, ha spiegato che non è prerogativa della Regione 'imporre ai distributori, la vendita obbligatoria di prodotti no oil.
Un'altra eccezione l'ha sollevata il portavoce della Margherita, Pietro Pepe, che ritiene il provvedimento 'una legge che annuncia grandi principi ma che di fatto conferisce solo una delega piena alla giunta'. 'Infatti - continua Pepe- all'articolo due sono specificati tutti i campi di intervento per i quali la giunta si riserva la prerogativa di intervenire attraverso i regolamenti'.
Il governo ha sottolineato che la legge tende a 'conferire maggiore efficienza all'intero sistema distributivo, liberalizzando l'ingresso di nuovi operatori, tendendo all'integrazione economica, salvaguardando il paesaggio e l'ambiente , tutelando la sicurezza.
Sono previste sanzioni amministrative per coloro che installano impianti stradali di carburante senza l'autorizzazione dei Comuni, in particolare si parte da una pena di 8.000,00 Euro fino ad arrivare ad un massimo di 20.000,00 Euro. Con la possibilità che il Comune disponga anche la chiusura dell'impianto. Inoltre le pene saranno fino ad un massimo di 2.000,00 Euro per gli impianti ad uso privato.
'In definitiva - ha concluso Lospinuso - questa è una legge che dà certezza al settore e, nello stesso tempo risponde alle esigenza di razionalizzaione e modernizzazione '.