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29/12/2004

L’IDENTITÀ PERDUTA
La Chiesa Cattolica chiamata ad interrogarsi sul proprio ruolo nella società odierna
di Luigi Ruberto
Uno dei baluardi culturali e sociali della nostra società occidentale è in crisi. Con la nascita della cultura Cattolica e la sua diffusione in tutto il bacino mediterraneo nasce una nuova civiltà, quella che noi oggi ci troviamo a vivere e testimoniare.
La Chiesa Cattolica, Istituzione per eccellenza, collante sociale ineguagliabile, centro e luogo di incontro fra tutte le classi sociali, ha per anni svolto un ruolo rilevantissimo nella gestione della società e nell'indicare i principi ed i canoni morali cui bisognava attenersi.
Per anni è riuscita ad essere un centro di potere morale e temporale al tempo stesso; con lo scorrere del tempo e con la diminuzione dei bisogni primari e l'aumento della scolarizzazione di massa è andata con graduale ma inesorabile lentezza perdendo quel primato sociale che aveva sempre mantenuto.
La lotta per il potere, legittimo e giusto per riuscire ad imporre dei canoni culturali in linea con i propri valori, è stato per secoli l'ancora di salvezza di un'istituzione che ha svolto molteplici funzioni, alcune più che discutibili.
Nel terzo millennio in cui imperano tecnologia e comunicazione di massa, ritorna di moda per eventi politico culturali, lo scontro o il confronto fra culture, religioni diverse, fra mondi diversi, fra oriente ed occidente.
In una condizione oggettiva, la Chiesa Cattolica è culturalmente assente, non riesce più a testimoniare e comunicare in maniera credibile valori, identità, cui attenersi, non riesce più il nostro mondo occidentale ad offrire ideali per cui vale la pena battersi e morire, fatta la debita eccezione per alcuni parroci di periferia che testimoniano personalmente l'impegno per il quale si sono consacrati.
Qualsiasi utente tramite il tubo catodico, viene plasmato dalla curiosità di un islamismo che è penetrato nella nostra società, da apparenti forme di valori, quali la cura spasmodica del proprio aspetto fisico, della propria carriera, della ricerca del successo a tutti i costi, e la chiesa intesa come struttura di parroci, alti prelati, e cattolici praticanti, è praticamente assente con una proposta alternativa di vita di valori, una vera proposta culturale che possa contrastare questo scetticismo collettivo intriso di nastrini e di un sano e fervido materialismo strisciante.
È dunque necessario ridare spazio alla spiritualità quella vera, autentica, fatta di meditazione, passione, ideali, tali da poter reggere lo scontro culturale fra oriente ed occidente, un occidente fatto di un mercato unico, di una moneta unica, ma di mille idee e punti di vista differenti, di mille contraddizioni che al suo interno lo stanno logorando e fiaccando.
Sarebbe ora, nel pieno rispetto dei principi e dei valori democratici, riaffermare il concetto di popolo, di nazione, di ridare spazio ad una vera e sana identità culturale che può risorgere solo riscoprendo l'intransigenza morale della cristianità dei primordi.
Una cristianità che è riuscita a sconfiggere interi imperi con la mera forza della passione ideale, una passione ideale che oggi è assente o annacquata da mille rivoli di sana ipocrisia, un'ipocrisia che traspare in tutta la sua bontà e allontana sempre più giovani e meno giovani dall'istituzione cardine della nostra cultura, una cultura che scandisce i ritmi delle feste comandate, festività che nascono intrise di sana ed autentica spiritualità ma che oggi si sono trasformate in meri riti pagani, cogliendo in esse solo il mero momento del consumismo o ludico.
Una società forte vigorosa, viva, deve ritrovare l'essenza delle proprie radici deve ricercare quell'io identitario ed unificatore che oggi la chiesa ha smarrito, per consegnarlo nelle mani del mercato, una società malata, non può far vivere e prosperare un mercato economico e mondiale malato, il germe viene inesorabilmente trasmesso, provocando una fine annunciata.
L'io identitario deve ritrovare il suo punto e la sua ragion d'essere nei veri valori del cattolicesimo, un cattolicesimo che deve necessariamente adeguarsi alle nuove istanze sociali ed al mutamento della società per capirne umori, mode, costumi ed orientarne le scelte.
La chiesa, i prelati, devono necessariamente interrogarsi sulle nuove funzioni che essi sono chiamati a svolgere all'interno della società, ruoli e funzioni che non possono essere vissuti con ritmicità e mera periodicità, ma devono essere testimoniati in modi e forme che debbono portare e destare luce, per essere e divenire punto di riferimento per tutti i consociati al fine di ricreare un io identitario, sano, forte, vigoroso, e foriero di proseliti.
Il proselitismo quando non produce effetti vuol dire che il messaggio è errato, o il modo in cui esso viene posto in essere, è comunicativamente poco efficiente.
Non è più, né l'ora, né il tempo, di porre in essere azioni per mera testimonianza di un credo o di una scelta di vita, è necessario che ogni atto abbia un riscontro di efficienza ed efficacia nella realtà circostante nella quale si opera.
La via del giusto mezzo fra fede e ragione, applicata in maniera discutibile nell'alto medioevo, ma con effetti indefessi dalla chiesa cattolica andrebbe riposta in essere, allora bisogna chiedersi è giusto condannare una donna o una coppia che decida di abortire legittimamente se scopre che il feto che porta in grembo è malato? È giusto affermare che usare un Africa i contraccettivi è peccato, consapevoli che si andranno a procreare esseri umani, con aids senza alcuna prospettiva per il futuro? È giusto condannare il controllo delle nascite in luoghi, Stati o Nazioni dove c'è di fatti una sovra-popolazione?
Una istituzione che non si interroga, o interrogandosi non trova una sintesi fra quello che deve ed è un credo religioso, culturale, di vita, con i propri fedeli è destinata nei secoli a soccombere.
La religione seppur è un dogma e quindi di per sé non soggetta a sintesi o compromessi, deve costruire ponti culturali talmente spessi e robusti da fare accettare scelte irrazionali, o incontrarsi con la cultura dominante dei propri fedeli, perché essi sono figli e portano con sé tutte le contraddizioni, i malesseri e gli errori, e le giustezze che ogni comunità religiosa inesorabilmente trasmette.
Un eccesso di liberalismo come oggi stiamo vivendo porta verso due luoghi: l'anarchia da una parte e una società che ritorna alle origini per non frantumarsi senza possibilità di rinascita.
Ma in fondo chiediamoci cos'è il liberalismo e da dove nasce? Nasce anch'esso dalla restrizione dei costumi e della morale imposta dal clericalismo dei primordi, un liberalismo che oggi è giunto alle sue estreme conseguenze, deve trovare il suo punto di inizio, la sua foce data da un economia pianificata in termini economici o daziale, e da una società ristretta e pianificata in termini squisitamente morali o sociali e religiosi.
Bisogna avere l'abilità la forza ed il coraggio di parlare allo spirito degli uomini, dissetando la loro sete di spiritualità, senza tarpare le ali della libertà insita e connaturata nell'essere umano quale soggetto agente e raziocinante e tendente naturalmente a costruire e creare le condizioni per autodeterminare il proprio vissuto, il proprio ego, il proprio io identitario.

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