Allargare l'accordo tra amministrazione comunale e sindacati di categoria alle imprese di trasformazione per valorizzare e rilanciare le produzioni tipiche dell’area del Basso Ofanto, come patate, carote e cipolle. E' l'appello che lancia la FLAI CGIL di Capitanata e il coordinatore della Camera del Lavoro di Margherita di Savoia, Rino Lombardi, a seguito del protocollo d’intesa sottoscritto a metà febbraio tra il Comune salinaio e FLAI CGIL e FAI CISL, che punta ad ottenere dal Ministero delle Politiche Agricole gli aiuti economici previsti dal Fondo di Solidarietà Nazionale.
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A seguito delle ripetute calamità naturali - spiega Lombardi -
la categoria dei braccianti sta vivendo una grave situazione: a seguito dei semenzai delle cipolle e di altre colture ortive vi è stata mancanza di lavoro da novembre 2004 a febbraio 2005. In una territorio prevalentemente agricolo come il nostro questo è un grave danno per tutta l’economia della zona. Inoltre vi è stato il crollo del mercato ortivo con conseguente crollo dei prezzo per assenza di commercializzazione dei prodotti'. Per far fronte alla grave crisi la stessa amministrazione comunale di Margherita di Savoia ha garantito lo stanziamento di somme nel corrente bilancio comunale per alleviare l’attuale disoccupazione a favore di un progetto finalizzato da realizzare in collaborazione con le organizzazioni sindacali.
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Va bene utilizzare tutti gli strumenti normativi ed economici per alleviare la grave situazione della categoria bracciantile, sostenendo il reddito e sviluppando politiche per il lavoro - aggiunge Rino Lombardi -
ma crediamo sia necessario partire dall’accordo promosso dall’amministrazione comunale per puntare ad un vero e proprio rilancio e valorizzazione delle nostre colture tipiche. La crisi sta facendo abbandonare il nostro settore, spingendo i braccianti verso altre attività, soprattutto l’edilizia, con un fenomeno rilevantissimo di pendolarismo verso altre province e regioni. Salvaguardare le colture significa anche salvaguardia di un territorio, ma per fare tutto questo è necessario il coinvolgimento e l’impegno delle aziende di trasformazione: è necessario lavorare tutti assieme per mettere a punto un progetto che chiuda la filiera lasciando sul territorio anche quella fetta di ricchezza legata alla commercializzazione dei prodotti. Solo così sarà possibile dare un futuro a questo settore'.