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3/6/2005

LEO DE BERARDINIS, MAESTRO DI TEATRI LONTANI
Questo genio del teatro sperimentale italiano nell’a.s. 1953-54 frequentò la IV E del liceo Lanza
di Teresa Rauzino
Leone de Berardinis, in arte Leo, nasce a Gioj Cilento (Salerno) il 3 gennaio 1940, ma cresce a Foggia. Dopo la licenza liceale al "Lanza", nel 1959-1960 frequenta il CUT (Centro universitario teatrale) di Roma. Nel 1965 inizia un fecondo sodalizio con Perla Peragallo, sperimentando "La faticosa messinscena dell'Amleto di Shakespeare" (1967) e "Sir and Lady Macbeth" (1968). In quello stesso anno, al Teatro "Carmelo Bene" di Roma, organizza una rappresentazione del "Don Chisciotte" di Miguel de Cervantes, con lo stesso Carmelo Bene. Fra gli interpreti, oltre ai due registi-attori, si distinguono Lydia Mancinelli e Perla Peragallo. Con quest'ultima Leo de Berardinis fonderà a Napoli il "Teatro di Marigliano", un'esperienza che chiuderà nel 1981.
Tornato a Roma, inizia una serie di lavori che segneranno il suo passaggio dal "teatro del non-finito" al "teatro dell'improvvisazione". Nel 1983 si trasferisce a Bologna: nasce la ricerca che lo porterà alla sperimentazione di messinscene come "Dante Alighieri- studi e variazioni" e "Il Ritorno, riflessi da Omero- Joyce". Nel 1987 realizza "Novecento e Mille", un'opera basata su originali studi del teatro di autori contemporanei, da Pasolini a Beckett, fino a Pirandello. Fonda il "Teatro di Leo", che nel 1990 trova uno specifico spazio scenico: Lo spazio della memoria. In questo ambito nascono vari laboratori di ricerca, come quello sulla "scrittura scenica", in collaborazione con l'Università di Bologna. Nel 1991 Leo riceve il "Premio Eduardo" e il "Premio Giuseppe Fava" e nel 1992 il premio Ubu speciale, "per la coerenza e la necessità del suo teatro". La stampa nazionale segnala l'importanza dei laboratori condotti al teatro "Valle" di Roma e a Bologna, in cui de Berardinis spiega le arti e le tecniche che interagiscono con l'attore sulla scena (la luce, la musica, l'uso del microfono). A Bologna, nello spazio del Teatro Laboratorio San Leonardo, de Berardinis presenta nel 2000 "Past Eve and Adam's". E' un'iniziativa del progetto per un Teatro Nazionale di Ricerca che lo vede impegnato nella definizione di un Teatro (la "t" maiuscola è sua) fondato sulla forza del linguaggio teatrale, poesia diretta, senza filtri o falsificazioni. Un teatro "che formi un pubblico nuovo con eventi teatrali nuovi e sinceri, con artisti che si rivolgano alla collettività, all'assemblea che si riunisce in sala, per capire insieme qualche cosa, anche se piccola, e non per fare carriera o avere un facile consenso".
Un percorso, quello di Leo de Berardinis, che sa mettere insieme forti individualità artistiche, luoghi e condizioni organizzative, così da offrire allo spettatore opere degne di un teatro pubblico. Un progetto ambizioso e affascinante, un percorso artistico innovativo sostenuto, di stagione in stagione, da una creatività sempre più fertile.
Ma il nuovo linguaggio teatrale, il vero teatro popolare di Leo nasce da una solida preparazione culturale: basta con i pseudo-attori, che utilizzano soltanto il tecnicismo. Basta con gli sprovveduti che pensano di poter rinnovare l'arte scenica senza possedere alcuna cultura teatrale o scimmiottando i Maestri del Novecento, senza aver fatto mai un'analisi disinteressata e spregiudicata del ventesimo secolo: "Il Novecento è stato un grande Maestro, nel bene e nel male; non tradiamolo dimenticandolo o facendone una nuova, triste convenzione".
Il vero teatro popolare non può prescindere dal possesso di un sapere antico, che eleva la forza e l'emozione poetica: "Popolare è il Teatro greco. Popolari sono Shakespeare e Mozart. Il pubblico deve ritrovarvi la bellezza, averne nostalgia quando ne esce, e così rivendicarla nella vita, nella società. Certo occorrono maestri, grandi maestri" conclude Leo.
Lui lo è. Il 4 maggio 2001, in occasione delle Celebrazioni del Trentennale DAMS, la Facoltà di Lettere dell'Università di Bologna riconosce i suoi grandi meriti artistico-didattici. Gli conferisce la laurea honoris causa, con la seguente motivazione: "Leo De Berardinis "uomo-teatro" radicatosi a Bologna da quasi vent'anni essendo ormai internazionalmente riconosciuto: questo attore capace di sapienti variazioni drammaturgiche, regista e scenografo dei suoi spettacoli nonchè straordinario pedagogo, dopo avere agito con Carmelo Bene e alcuni altri innovatori, creò ancora giovanissimo una storica ditta con Perla Peregallo. Da figura di riferimento della "scuola romana", rigenerando risorse povere, giunse a spettacoli ricchi di debordante teatralità. Da artista dei contrasti ha così creato un distintivo immaginario poetico e di rottura, fino a rivelare gli squilibri interiori dell'Italia che si pretendeva di riformare a parole. Protagonista della "seconda avanguardia storica italiana", va premiato come rappresentante di una generazione essenziale nel divenire recente del teatro italiano".
Claudio Mendolesi, storico del DAMS di Bologna, definisce Leo de Berardinis "maestro di teatri fra loro lontani": "Nessun altro è giunto a fare di un'esperienza incondizionata dell'arte, come la sua. Da creatore ubiquo lo abbiamo visto coniugare con Shakespeare bellezze di Mozart, Joyce, Caravaggio, di Dante e della Bibbia, lasciando uno spazio vitale a controcanti alla Totò. Tanto che ha potuto fare del contrasto e dell'incursione di vita un fattore di costitutiva indipendenza dagli stessi suoi iniziatori alla scena, da Eduardo come da Carmelo Bene, quarant'anni or sono. Non si è limitato a entrare nella vita con l'esperienza del teatro: il suo esercizio della scena senza confini ha aiutato molti a capirsi come uomini e come artisti".
Scrive ancora Mendolesi: "Nell'arduo combattimento vitale che sta ora realizzando si è portati a pensarlo di tanto in tanto alleviato da reminiscenze di Shakespeare e Totò, quali artisti delle fragilità irriducibili e della capacità di rimanifestare le apparizioni, a dispetto del reale supposto".
Si, perché la vitalità creativa di Leo de Berardinis è ferma dal 2002. In un momento difficile, nel quale per l'artista non è ancora possibile riprendere un qualunque rapporto con il suo lavoro, il Teatro italiano ha avviato un'iniziativa finalizzata "a ricordare che l'avventura artistica di Leo è una parte importante e un insostituibile movimento in atto del teatro vivente". Ben 60 teatri e vari attori e registi italiani hanno inserito "Una serata per Leo" nel loro programma, per ricordare la figura dell’ artista. Nell’attesa di un suo pronto ritorno sulle scene.

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