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7/10/2005 IL PATRONATO DELLA CISL RISPONDE A “LIBERO”
Il presidente dell’Inas: “Senza patronati sarebbe un Paese con più ingiustizie” |
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“In merito all’articolo pubblicato oggi sul quotidiano ‘Libero’, a firma di Fausto Carioti, ritengo che esso sia basato su fondamentale disinformazione” così il presidente dell’Inas-Cisl, Giancarlo Panero, risponde alle affermazioni di un articolo del giornale di Feltri che parla dei patronati.
“Come abbiamo spiegato più volte, non siamo finanziati dallo stato, ma dai contributi versati agli enti previdenziali da lavoratori autonomi e dipendenti. Inoltre, la nostra attività non è da considerarsi di semplice supporto alla Pubblica amministrazione: penso – spiega Panero - all’impegno che poniamo nella realizzazione delle domande di pensione in via telematica, che hanno costi alti per le tecnologie impiegate. Mi riferisco anche alla collaborazione con l’Inps per i Red all’estero, che ha fatto risparmiare molto alla Pubblica amministrazione. La nostra attività per essere d’aiuto a quest’ultima è costante: grazie ad un protocollo che presto firmeremo con il ministero dell’Interno, ad esempio, forniremo un importante servizio per la regolarizzazione degli immigrati.
E’ fondamentale ricordare, poi, che tutta la nostra attività per l’utente è assolutamente gratuita e i costi che sosteniamo perché ciò sia possibile non ricadono, in alcun modo, sulla spesa pubblica.
In questo sta la nostra vera missione: l’assistenza, l’informazione e soprattutto la tutela degli utenti, delle persone più bisognose.
L’attacco ai patronati non è una novità. Si ripresenta l’idea di ridurre lo stato sociale, i suoi servizi. E noi siamo una parte di questo stato sociale, visto che il nostro ruolo è istituzionalmente riconosciuto dall’articolo 38 della Costituzione.
E’ chiaro che questa posizione nei nostri confronti non tiene conto di tutte quelle persone che non avranno soldi per pagare il commercialista o l’avvocato e che, quindi, perderanno dei diritti costituzionalmente previsti. Ci saranno più ingiustizie. Sarebbe un paese in cui noi non vorremmo vivere”.
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