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9/11/2005

IL PRINCIPE DEL FORO
Lettera aperta ad un ex-ministro
di Antonio Gelormini
Caro ex-Ministro,

ho notato negli ultimi tempi il suo disagio manifesto nel ritrovarsi al centro della disputa parlamentare per il varo di un provvedimento, da lei mai sollecitato, che le impedirebbe di perseguire, fino in fondo, la caparbia ricerca di un nobile obiettivo legale: riuscire ad essere assolto “nel merito” dai processi nei quali è imputato.

Mi perdoni se mi è alquanto difficile chiamarla Eccellenza (deve ammettere che anche lei non fa molto per consentirmi di superare questa resistenza), ma trovo che la sua tenacia le renda onore e condivido largamente la sua indignazione per i tentativi in atto di mandare all’aria il suo lavoro ed impedirle di dimostrare nei fatti la sua innocenza, ma soprattutto l’integrità assoluta dell’uomo di legge e la rispettabilità di un ex Ministro.

Vista la sua irritazione per le interferenze in corso, i suoi colleghi in Parlamento cercano di “trovare la quadra”, ma evidentemente in maniera inadeguata, dati suoi timori di vedere una legge, cosiddetta ad personam, trasformata in “legge contra personam unam”. Tanto che, all’avvertimento di incostituzionalità, fatto anche dal suo partito, il ministro Buttiglione ha replicato: “Allora lo è anche il testo attuale, che già esclude i processi in Cassazione. Perchè in Cassazione sì e in appello no?”

Il nodo gordiano è rappresentato dai termini di prescrizione dei reati. Prassi e tradizione legislativa li vedevano stabiliti anche in funzione della concreta durata media dei processi corrispondenti. Stranamente, i termini oggi vigenti sono ancora quelli fissati dal codice penale del 1930. Da allora la disciplina processuale è largamente mutata, è decisamente più garantista e inevitabilmente ne ha allungato i tempi di svolgimento. Tuttavia i termini di prescrizione sono sempre rimasti gli stessi.

Non essendo intervenuti in alcun modo, per favorire l’auspicata abbreviazione della eccessiva durata dei processi, appare irragionevole la scelta in controtendenza di ridurre radicalmente i termini di prescrizione per reati di medio-alta gravità. Per il reato di corruzione, ad esempio, si potrà abbassarli addirittura della metà ad imputati incensurati.

Forse il passo, che si prova a fare, è più lungo della gamba. Con coerenza, allora, ritengo che dovrebbe essere lei stesso a sollecitare il ritiro di questo disegno di legge (disconosciuto dallo stesso presentatore On. Cirielli), dicendosi comunque d’accordo con l’esclusione della retroattività dei suoi effetti e con l’esclusione dei processi pendenti sia in appello che in Cassazione.

L’opportunità per riscattare la sua immagine, percepita ormai come inquietante e piuttosto superba, oggi è unica. Qualcuno nella Lega, con la solita espressione forte, ha parlato di “rospo da ingoiare”. Per la verità, lei è sempre stato un “principe del Foro” e non avrebbe bisogno di alcun bacio, tanto più traditore. Saprà, quindi, venirne fuori con dignità ed eleganza con un ultimo scatto d’orgoglio.

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