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27/2/2006

VOLO RADENTE
La politica ipocrita in capitanata
di Luigi Ruberto
La Capitanata procede senza una meta definita, tra ipocrisia e malaffare.
Chiunque si interessi minimamente del proprio futuro e del luogo in cui vive ed opera si accorgerebbe facilmente, che il sistema della capitanata viaggia in maniera difforme dalle altre realtà provinciali e regionali dell’Italia centro-meridionale: le istituzioni preposte allo sviluppo e all’amministrazione delle realtà locali non si proiettano in reali progetti di sviluppo degli enti da essi rappresentati; ed è per questa assenza di prospettiva e di sviluppo che la provincia di Foggia continua ad occupare anno dopo anno i bassifondi di ogni classifica che misura, in senso lato, la qualità della vita. Le aree del subappennino languono da oltre mezzo secolo nella loro povertà endemica continuando a fornire ancora nel 2006 giovani braccia all’economia del nord del paese, la piana arranca tra mille processi di sviluppo che procedono con lentezza, la città di Foggia non funge da traino quale dovrebbe, nel suo ruolo di capoluogo di provincia; sempre più spesso si litiga sul chi mettere a questo o quell’assessorato senza guardare minimamente alle oggettive competenze della persona, in quanto soggetto che andrà ad occupare un pubblico ufficio, da cui dipendono le sorti di molti cittadini; il livello di preparazione e competenza di chi ci amministra rasenta la mediocrità più assoluta, in tema di pubblica amministrazione e gestione di strutture complesse, quali in realtà sono le strutture amministrative, si continua in maniera perpetua ad operare con i vecchi sistemi ed i vecchi metodi, figli di una mentalità borbonica, perché il vero gap del mezzogiorno è il modo di operare e di pensare, null’altro. Continuare ad operare con forme di clientelismo puro e di comparaggio continuato, porterà sempre più queste aree dell’Italia meridionale ad essere marginali, più di quanto già non lo siano. Mentre il resto delle province italiane del centro-nord continuano a crescere noi rasentiamo il non plus ultra dell’inattività. Attuare con progetti mirati posti in essere dall’assessorato regionale e provinciale al turismo e con gli operatori del settore forme di promozione delle nostre aree, dovrebbe essere una delle priorità per rilanciare la vocazione enogastronomia e paesaggistica del nostro territorio ed invece tutto questo che dovrebbe essere la normalità, spesso sembra l’eccezione, conferma né è l’inoperatività da oltre 5 anni dell’A.P.T. vale a dire dell’azienda di promozione turistica che tutte le realtà territoriali hanno, nella nostra provincia, invece, è in stato comatoso da tempo, senza che nessuna forza politica o istituzione né curi il rilancio; continuare ad essere succubi di politiche industriali calateci dall’alto è il segno di miopia culturale e politica della nostra classe dirigente, vedasi lo scempio prodotto sulle nostre colline dagli insediamenti eolici che non producono ricchezza né per l’economia del paese né occupabilità, ma semplice interesse per un cerchio ristretto di soggetti, l’assurdo è che anche gli amministratori della piana del tavoliere si sono lasciati sedurre dai venditori di pale, quando in realtà chi dovrebbe redigere un piano di investimento-produttivo-occupazionale, dovrebbero essere i comuni che hanno la risorsa primaria, vale a dire in vento, ma così non è. Dopo l’unità d’Italia continua con modi e forme diverse la colonizzazione delle terre meridionali sotto il naso degli abitanti indefessi che nonostante tutto per la pia illusione della cortesia di turno ad ogni competizione elettorale continuano a delegare sempre gli stessi soggetti. Vedasi il caso del sub-appennino che è l’area più debole della nostra provincia dimenticata da oltre trenta anni, continua ad essere serbatoio di voti per una sinistra arretrata e limitata che in oltre trenta anni non ha portato alcuna forma di sviluppo ed occupazione, una sinistra che qualora fosse realmente tale per i principi tanto decantati del solidarismo politico avrebbe dovuto intervenire in tali aree da tempo, aree che oggi risultano prive di strade, di servizi primari al cittadino, di un’adeguata sanità, dell’assenza totale di una copertura telematica, ma in fondo dopo gli ultimi avvenimenti nazionali forse non bisognerebbe meravigliarsi più di tanto, la politica si interessa e da attenzione lì ove gli affari promettono bene, tutto il resto è noia; la perdita di identità culturale e valoriale di molti partiti dell’arco costituzionale ha accentuato ancor più questo divario fra impegno sociale vocato da un bagaglio culturale forte ed identitario, ed una presenza sulla scena politica e dunque nelle istituzioni per salvaguardare esclusivamente questo o quel sistema di potere, né consegue in maniera chiara e pacifica che gli interessi dei cittadini elettori divengono non più elementi programmatici da tutelare e salvaguardare ma puri strumenti da utilizzare in ogni campagna elettorale nell’esclusivo interesse di una vittoria di Pirro, è ora che i cittadini meridionali inizino a contare e camminare assieme, come ricordava il martire della legalità, Peppino Impastato...

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