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25/3/2006

ELEZIONI POLITICHE 2006
Una scelta difficile per il futuro dell'Italia
di Luigi Ruberto
Le prossime elezioni politiche, sono lo strumento che ogni cittadino ha nel tentare di dare con il proprio voto un contributo concreto e reale per il cambiamento del Paese, per l’innovazione vera dell’amministrazione pubblica, ma visti gli schieramenti in campo possono aversi vere alternative di Governo? Solo i fatti futuri potranno dare una risposta reale a questo interrogativo, noi possiamo tentare solo di dare maggiore credibilità a questo o quella asserzione.
Una Nazione va amministrata nell’interesse generale, ma va anche garantita stabilità e governabilità in primo luogo, a riguardo possiamo asserire che il Governo di centro-destra è riuscito in un impresa storica, vincere le elezioni politiche del 2001 e continuare a governare il paese sempre con lo stesso Premier, un fatto non banale e non scontato, ma forse un elemento destinato comunque ad entrare nella storia delle Istituzioni Politiche Nazionali.
Il Governo Prodi che vinse le elezioni politiche del 1996 non primeggiò per coerenza di posizioni, chiarezza, unità, governabilità, l’attuale compagine dell’Unione dimostra con chiarezza la diversità di posizioni che all’interno dell’unione devono continuare a convivere, ma fino a quando?
Di fatti possiamo asserire che la campagna elettorale è agli sgoccioli, ma poche se non pochissime sono le novità all’orizzonte, nell’agone mediatico non vi sono dibattiti concreti sull’innovazione tecnologica, elemento essenziale per la costruzione del futuro di un paese, non vi sono reali ed oggettive piattaforme programmatiche sul futuro del mezzogiorno d’Italia, non vi sono valide proposte per la creazione di reali distretti industriali per garantire, produzione, governabilità del fenomeno dell’inoccupabilità, ed aumento delle condizioni dell’occupabilità delle nostre aree, e della capitanata in particolare, si discute per stereotipi, dai pacs alla chiusura dei ctp, alla candidatura dei vari Caruso o di altri candidati, si scade nella polemica senza costruire un sano e serio dibattito sul futuro del nostro Paese, ricco di potenzialità e di risorse.
L’Italia è al bivio, un bivio che potrebbe essere storico se la casa delle libertà confermasse il 09 e 10 aprile il Governo del Paese, questo potrebbe da un lato portare a completamento tutte le riforme incompiute del Governo della CDL, dall’altro lato se dovesse vincere l’unione, e prevalere la vera linea alternativa quella dei verdi, rifondazione, i comunisti Italiani, e dei partiti minori dell’unione, in teoria, potrebbero essere proprio loro, la vera garanzia di un governo che ponga in essere delle vere politiche di sinistra, affrontando realmente i veri problemi del paese, dalla disoccupazione del mezzogiorno d’Italia, al piano infrastrutturale e telematico che vede i comuni minori dell’Italia delle municipalità in affanno, un affanno che se non verrà affrontato con un piano straordinario di interventi pubblici li porterà all’estinzione nel giro di pochi decenni. La Capitanata necessita di una nuova politica infrastrutturale, di una vera politica dei distretti produttivi, di una autentica politica che ponga realmente l’accento sull’innovazione tecnologica, in assenza di chiari ed autentici interventi in tal senso, prescindendo dalla mera partigianeria partitica, potremmo con certezza affermare che la capitanata ed il sub.appennnino in particolare, non avranno che un futuro fatto di disoccupazione, inefficienze e arretratezza. Credo sia opportuno e necessario chiudere questa breve riflessione con un accenno ad una delle essenze dei problemi, come quella della formazione professionale che spetta alle Regioni ed alla certificazione dei contratti per i neo-assunti che possono farla anche le Università abilitate dal Ministero, è questo uno dei punti che pochi giorni fa ha riaffrontato il Prof.Tiraboschi, gius-lavorista presso l’Università di Modena e collaboratore del Prof. Marco Biagi, attuare le riforme del mercato del lavoro a livello periferico tramite le Regioni e le Università, sarebbe un reale passo in avanti, per tentare di dare un contributo concreto, alla oramai difficile condizione della precarietà nel mondo della produttività, in maniera peculiare nel mezzogiorno d’Italia. È necessario che nel dibattito politico, si introducano reali elementi di confronto e non fittizie contrapposizioni, nell’interesse dei cittadini e dell’intera Nazione Italica.

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