Ultimo giorno, oseremmo dire finalmente, di una campagna elettorale che fino ad una settimana fa avremmo definito scialba e di scarso interesse e che invece oggi possiamo tranquillamente definire una rissa tra contendenti che puntano a stordire gli elettori con urla progressivamente più forti.
Tra queste urla, ogni tanto, è venuto fuori qualche argomento degno di nota: le tasse, il mercato del lavoro, lo stato sociale.
Ma il vero oggetto del contendere è stato lo spazio che ogni coalizione, ogni partito doveva ottenere in questo o quel contenitore mediatico. Così il contenitore è divenuto più importante del contenuto, così noi umili telespettatori, lettori, elettori, abbiamo sentito e letto di democrazia violata, di oscuramento di questo o di quello.
I giornalisti hanno dovuto essere due cose: o osservatori super partes, senza la possibilità di fare una domanda degna di questo nome, oppure si sono dovuti schierare ed essere loro parte di una campagna elettorale che lascia ai cittadini alcune domande a seconda del proprio convincimento:
Vado a votare ? Se vado a votare farò bene a votare questo piuttosto che quello ? Cosa cambierà nelle mie tasche dopo il voto ? Cosa cambierà per mio figlio e la mia famiglia se voto a tizio piuttosto che a sempronio ? Cosa sarà della mia azienda ? Cosa sarà del mio lavoro ? Cosa sarà della mia sicurezza ?
Pensiamo che i cittadini avrebbero avuto il diritto di sapere queste cose semplici e che non siano sicuramente stati a cronometrare i tempi di presenza dei vari leader in televisione o sulle colonne dei giornali.
Abbiamo avuto a che fare con una politica assolutamente autoreferenziale, diremmo quasi mimetica. Una politica cioè che si è nascosta dietro il dito del vittimismo per non andare a raccontare alla gente nulla se non il fatto che “Berlusconi deve andare a casa” o che “Berlusconi deve rimanere”.
Le piazze quasi sempre vuote, hanno dimostrato che la gente ormai è relegata alla poltrona di casa. Alcuni osservatori hanno detto che mai come quest’anno nella storia repubblicana si è parlato di politica nei Bar, nei circoli per le strade. E’ vero, ma si è parlato alla stessa maniera di come si parla di calcio, mai da sportivi, sempre da tifosi. E il tifoso si sa è legato alla maglia e non al gioco della squadra. E allora ecco che la politica si ferma ai contenitori, tanto questi, i contenitori, saranno riempiti a partire dal 11 aprile quando ci si comincerà a sedere nelle segrete stanze e le “povere” telecamere dovranno aspettare le dichiarazioni ufficiali... Quando lor signori si saranno ben accapigliati per prevalere all’interno della propria coalizione… Buon voto a tutti.